Poche ore prima aveva pianto sul corpo del figlio, morto a 25 anni mentre era impegnato con altri soldati israeliani in un’operazione nel Nord della Striscia di Gaza. Un destino tragico che ha colpito oggi anche il nipote 19enne. Vittime che si sarebbero forse potute evitare se Tel Aviv e Hamas avessero raggiunto quell’accordo sul prolungamento del cessate il fuoco a cui ambiva Gadi Eisenkot, ministro del gabinetto di guerra, ma all’opposizione rispetto al premier Benjamin Netanyahu.
Eisenkot, ex capo di stato maggiore dell’esercito, è un politico moderato, che pur non rinunciando ai valori nazionalisti, sostiene la soluzione dei due Stati per risolvere il conflitto tra Israele e Palestina. Da membro del gabinetto di guerra, forte della sua esperienza sul campo di battaglia, si era mostrato scettico nei confronti di un’operazione prolungata nella Striscia, e si era speso per un cessate il fuoco. A inizio conflitto, aveva comunque dato il suo sostegno da patriota a Netanyahu e al suo ex esercito: “Condurrò la guerra come se mio figlio fosse al fronte a Gaza”, aveva confidato a un amico.
Il figlio, Gal Meir, al fronte ci è andato davvero. Giovedì era impegnato in un’operazione di rastrellamento con i suoi compagni alla periferia di Jabaliya, nel Nord della Striscia, quando è esploso un ordigno che lo ha investito. Il cugino, Mahor Cohen, è morto due giorni dopo, stavolta a Sud. Sono oltre 90 i soldati israeliani uccisi dall’inizio del conflitto.
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Fonte : Today