Covid, Galli: “Gravi ritardi nelle vaccinazioni. Qualcuno pensa che anziani e malati possano morire”

Il professor Massimo Galli: “Il problema del Covid non è affatto risolto e sarebbe molto più serio da parte di tutti continuare a prestare attenzione, anche e soprattutto da parte della politica e delle autorità sanitarie. L’impressione è che in primis il governo abbia preferito occuparsi di altro. Le persone più fragili sono ancora una volta quelle che corrono i rischi maggiori”.

Intervista a Dott. Massimo Galli

Già primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano.

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“Si continua a dire che in fondo muoiono solo ‘vecchi e malati’, ma trovo inconcepibile che si possa anche solo pensare che uno – perché anziano – debba morire di Covid”. A dirlo, intervistato da Fanpage.it, il professor Massimo Galli, già primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. Il medico, in prima linea fin dall’esplosione della pandemia in Italia, nel 2020, ritiene che i numeri di contagi comunicati settimanalmente dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore della Sanità siano del tutto inattendibili. A preoccupare, però, sono i dati sulla vaccinazioni: “Siamo gravemente al di sotto dello standard necessario con differenze tra una regione e l’altra molto marcate. I ritardi nelle somministrazioni sono palesi e si corre anche il rischio di buttar via denaro, visto che sono stati acquistati – ma non impiegati – milioni di dosi di vaccini anti Covid”. Per questa ragione ben vengano gli open day che il governo vorrebbe mettere in campo: “Meglio tardi che mai”.

Professore, secondo lei i dati sui positivi al virus forniti settimanalmente da Ministero della Salute e Istituto Superiore della Sanità sono attendibili?

Quei dati sono assolutamente inattendibili e certamente molto distanti dalla realtà. Quei numeri infatti corrispondono alle persone che dichiarano la loro positività al virus, e noi tutti sappiamo che si tratta di un’esigua minoranza rispetto a quelli che, invece, non dichiarano affatto di aver contratto il Coronavirus. Per questo il dato sulle infezioni fornito settimanalmente è largamente inattendibile.

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Anche i dati sulla mortalità sono completamente sballati?

No. La rivelazione sui decessi è molto più precisa. Sui morti possono esserci ritardi nella registrazione, ma sostanzialmente i numeri forniti sono molto vicini alla realtà. Questo comunque merita una considerazione a parte: secondo l’ultimo bollettino settimanale dal 30 novembre al 6 dicembre i morti sono stati 307. Sono ancora tanti, e sono in aumento rispetto alla settimana precedente, quando furono 291. Si tratta di dati chiaramente inferiori rispetto agli anni scorsi, ma comunque considerevoli. Nel 2022 i morti di Covid sono stati 49mila su 18,9 milioni di infezioni. Quest’anno sono sicuramente meno, ma non possiamo dire che siano pochi.

Siamo quindi all’inizio di una nuova ondata di contagi?

Direi che siamo nel bel mezzo di una nuova ondata. C’è un’espansione dei contagi e parallelamente c’è il problema non di poco conto dell’influenza stagionale, che anche quest’anno sta colpendo abbastanza duramente

 Secondo l’ultimo report della Fondazione Gimbe la campagna vaccinale è al palo soprattutto per gli anziani e i fragili: negli over 80, la fascia di età più suscettibile a ricoveri e decessi, si è arrivati a coprire appena il 7,4% della popolazione con intervalli che vanno dallo 0% dell’Abruzzo al 17% della Toscana. Sono dati che devono preoccupare?

Questa è la più classica delle domande retoriche. Siamo gravemente al di sotto dello standard necessario con differenze tra una regione e l’altra molto marcate. I ritardi nelle somministrazioni sono palesi e si corre anche il rischio di buttar via denaro, visto che sono stati acquistati – ma non impiegati – milioni di dosi di vaccini anti Covid. D’altro canto è evidente che sempre più persone vogliono dimenticare il Coronavirus e che c’è grave disaffezione nei confronti di questo problema sanitario. Il problema del Covid, però, non è affatto risolto e sarebbe molto più serio da parte di tutti continuare a prestare attenzione, anche e soprattutto da parte della politica e delle autorità sanitarie. L’impressione è che in primis il governo abbia preferito occuparsi di altro. Le persone più fragili sono ancora una volta quelle che corrono i rischi maggiori. E questo è triste. Si continua a dire che in fondo muoiono solo ‘vecchi e malati’, ma trovo inconcepibile che si possa anche solo pensare che uno – perché anziano – debba morire di Covid. Quelli che stanno perdendo la vita in questi mesi sono soprattutto soggetti fragili, molti dei quali non vaccinati. In Inghilterra Boris Johnson sta chiedendo scusa per aver detto all’inizio della pandemia che “si perderanno un po’ di vecchi”. Non vorrei che in futuro accadesse anche in Italia…

Il governo sembra voler correre ai ripari istituendo degli open day dedicati alle vaccinazioni. Cosa ne pensa?

I ritardi sono evidenti, ma come si suol dire meglio tardi che mai, e auspico venga promossa seriamente la doppia vaccinazione: quella anti Covid e quella anti influenzale. Io stesso un mese fa mi sono sottoposto a entrambe nella stessa giornata.

Professore, si corre ancora il rischio che lasciar correre liberamente il virus ci esponga al rischio che emergano varianti più pericolose?

Previsioni certe da questo punto di vista non sono possibili. Il SarsCoV2 si sta ancora modificando, però se andiamo ad esaminare il suo albero filogenetico possiamo notare un aspetto importante: mentre prima assistevamo a una sostituzione “lineare” delle varianti, con una che soppiantava un’altra diventando dominante e mostrando caratteristiche spesso molto diverse, adesso la situazione è cambiata. C’è un grande “ramo” che si estende verticalmente in cui si susseguono mutazioni che partono dalla stessa radice, ovvero Omicron. Questo ci fa pensare che il virus possa aver imboccato ormai quella strada, ovvero che possano emergere varianti sempre più efficienti nell’infettare ma meno efficienti nel causare malattia grave.

Dobbiamo aspettarci che andrà in questo modo anche in futuro, ovvero che il trend del Coronavirus sia quello che ci ha appena descritto?

È possibile, forse anche probabile, ma purtroppo non è certo. Per questo motivo la sorveglianza delle mutazioni del virus è d’obbligo.

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Fonte : Fanpage