Stop alle transgender nelle carceri femminili se condannate per violenza sulle donne

La Scozia ha deciso di rivedere le sue regole sul carcere molto liberali, stabilendo che le detenute transgender non potranno essere rinchiuse in carceri femminili se condannate per reati di violenza sulle donne, tranne in “circostanze eccezionali”. La revisione della politica del Servizio penitenziario scozzese è arrivata dopo lunghe polemiche scatenate dal caso di Isla Bryson, che aveva fatto scalpore nel Regno Unito a inizio di quest’anno. Isla Bryson è una donna transgender condannata per due stupri commessi nel 2016 e nel 2019, prima dell’inizio del percorso di transizione, quando si chiamava ancora Adam Graham. In accordo con le regole della nazione, inizialmente Bryson era stata mandata nel carcere per sole donne di Cornton Vale, nonostante avesse ancora i genitali maschili.

Se un violentatore trans mette in discussione l’autodeterminazione di genere

Ma a gennaio, con il consenso dell’allora premier scozzese Nicola Sturgeon, la condannata era stata trasferita in un carcere maschile. “Non vedo come sia possibile avere uno stupratore all’interno di un carcere femminile”, aveva detto Sturgeon. Il caso aveva creato un cortocircuito nello stesso principio che la leader dell’Snp voleva difendere, cioè quello per cui una persona può identificarsi con il genere al quale ritiene di appartenere, ed essere trattata in tutto e per tutto dalla società in accordo con quel genere.

A fare ancora più scalpore il fatto che non si trattava del primo caso di quel tipo. Katie Dolatowski, una donna trans di 22 anni, era stata detenuta per un certo periodo nel carcere femminile scozzese di Cornton Vale, nonostante una condanna per aver aggredito sessualmente una bambina di 10 anni e per averne filmato una di 12 in un bagno.

Come riporta il Guardian le nuove linee guida portano un “approccio individualizzato” in base al quale qualsiasi donna transgender con una storia di violenza contro le donne, e che sia valutata come un rischio per loro, non sarà mandata nelle prigioni femminili. Coloro che hanno cambiato il proprio sesso in maniera legale potranno comunque essere ospitate negli istituti di detenzione in base al proprio sesso alla nascita, “se ciò è ritenuto necessario per sostenere la sicurezza e il benessere delle persone”.

Secondo i dati più recenti disponibili, da gennaio a marzo 2023, nelle carceri scozzesi c’erano in totale 23 detenute e detenuti transgender, tra cui 12 donne trans nel settore maschile e sette donne trans nel settore femminile, nonché un uomo trans nel settore maschile e tre uomini trans nel settore femminile. Le regole sono molto più restrittive in Inghilterra e Galles, dove a febbraio l’allora Segretario di Stato all’Interno Dominic Raab, sempre in seguito allo scandalo Bryson, aveva imposto nuove misure secondo cui le detenute transgender che hanno commesso reati sessuali o violenti o conservano i genitali maschili non possono scontare la pena in un carcere femminile “a meno che non sia esplicitamente approvato ai più alti livelli”.

In Italia il cambio legale di genere è legato a una legge del 1982 secondo cui è necessaria la ‘rettificazione chirurgica’ del sesso ma di fatto grazie a due sentenze della Corte di Cassazione e una della Corte Costituzionale oggi basta accompagnare la richiesta di cambio di genere al parere di un esperto. Ma in sempre più Paesi del mondo non è necessario nemmeno questo. In Stati come Spagna, Danimarca, Irlanda, Belgio, Portogallo e Norvegia basta ad esempio un’autocertificazione per il cambio di genere. Anche la Scozia aveva approvato una riforma in questo senso, riforma che è stata però bloccata da governo centrale di Londra che ha posto il suo veto.

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Fonte : Today