AGI – Torna a crescere il numero dei nuovi casi settimanali di Covid: dalla settimana 2-8 novembre a quella 23-29 novembre è aumentato da 26.855 a 52.175 (+94,3%), mentre il tasso di positività dei tamponi è salito dal 13,6 al 18,8% e l’incidenza settimanale è cresciuta da 46 a 89 casi per 100mila abitanti. Ma ad allarmare è il numero dei decessi, raddoppiati nelle ultime quattro settimane: da 148 nella settimana 26 ottobre-1 novembre a 291 nella settimana 23-29 novembre, per un totale di 881 decessi che, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, sono quasi esclusivamente a carico degli over 80.
“Rispetto all’effettiva circolazione virale – avverte Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – il numero dei contagi è largamente sottostimato perchè il sistema di monitoraggio, dopo l’abrogazione dell’obbligo di isolamento per i soggetti positivi, poggia in larga misura su base volontaria. Da un lato la prescrizione di tamponi nelle persone con sintomi respiratori è ormai residuale, dall’altro con l’utilizzo diffuso dei test antigenici fai-da-te la positività viene comunicata ai servizi epidemiologici solo occasionalmente”.
Nella settimana 23-29 novembre l’incidenza dei nuovi casi oscilla da un caso per 100 mila abitanti della Sicilia a 183 del Veneto. Rispetto alla settimana precedente i nuovi casi aumentano in quindici regioni: dal +3,7% del Veneto al +43,4% della Sardegna. Tutte le varianti circolanti appartengono alla “famiglia” Omicron.
Nell’ultimo report dell’European centre for disease prevention and control (Ecdc) del 1 dicembre 2023 non vengono segnalate ‘varianti di preoccupazione’, ma solo ‘varianti di interesse’. In Italia, l’ultima indagine rapida dell’Iss effettuata su campioni notificati dal 13 al 19 novembre 2023, riporta come prevalente (52,1%) la variante EG.5 (Eris) e rileva, analogamente a quanto segnalato da altri Paesi, un aumento (dall’1,3% al 10,8%) della variante BA.2.86 (Pirola).
“Secondo i report dell’Oms – ricorda il presidente di Gimbe – relativi ai profili di rischio delle due varianti, Eris e Pirola hanno una moderata capacità evasiva alla risposta immunitaria, da vaccinazione o infezione naturale, che ne favorisce la rapida diffusione. Per nessuna delle due varianti ci sono evidenze sul maggior rischio di malattia grave”.
Dopo un mese di stabilità, i posti letto occupati da pazienti Covid dal 2 novembre al 29 novembre sono aumentati in area medica da 3.632 fino a 5.741 (+58,1%) e in terapia intensiva da 99 a 170 (+71,7%). Al 29 novembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 9,2% in area medica (dall’1,8% della Basilicata al 10,1% dell’Umbria) e dell’1,9% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Marche, Provincia Autonoma di Bolzano e Valle d’Aosta al 2,8% dell’Emilia-Romagna).
Il tasso di ospedalizzazione in area medica cresce con l’aumentare dell’età: in particolare, passa da 39 per milione di abitanti nella fascia 60-69 anni a 112 per milione di abitanti nella fascia 70-79 anni, a 271 per milione di abitanti nella fascia 80-89 anni e a 421 per milione di abitanti negli over 90.
Quanto alle vaccinazioni, “nonostante le raccomandazioni del ministero della Salute – sottolinea Cartabellotta – i tassi di copertura negli over 60, ed in particolare negli over 80, rimangono molto bassi a livello nazionale e prossimi allo zero in quasi tutte le Regioni del Sud. Con un numero di somministrazioni che, invece di aumentare, si riduce”.
La riproduzione è espressamente riservata © Agi 2023
Fonte : Agi