Con una svolta ormai quasi inaspettata, la procura di Roma ha chiesto il rinvio al giudizio per i quattro agenti dei servizi segreti egiziani accusati dell’omicidio del ricercatore italiano, Giulio Regeni, avvenuto in circostanze ancora da chiarire in Egitto nel 2016. Il processo nei loro confronti continuerà quindi con il dibattimento in aula, dopo essere rimasto bloccato per anni all’udienza preliminare, a causa dell’ostruzionismo del regime guidato da Abdel Fattah al-Sisi, che non ha mai fornito all’Italia gli estremi per rintracciare e notificare gli atti processuali ai quattro imputati.
Questo primo significativo passo avanti nel procedimento è avvenuto grazie all’intervento della Corte Costituzionale. Con una sentenza emessa lo scorso settembre, i giudici hanno infatti stabilito che il processo vero e proprio sarebbe potuto cominciare anche in assenza degli imputati. Un’eccezione alla legge italiana, per cui i processi non possono partire senza la notifica degli atti agli imputati, divenuta necessaria a causa della mancata collaborazione dello stato di appartenenza dei quattro agenti. La prossima udienza si terrà il 20 febbraio 2024.
Gli imputati sono Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abedal Sharif e sono accusati di lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato. Secondo le indagini degli inquirenti sarebbero stati loro a rapire, torturare e uccidere Giulio Regeni per poi abbandonare il corpo lungo una strada di periferia, cercando di mascherare l’omicidio come un’incidente stradale, come sostenuto inizialmente dalla procura egiziana.
Questo è stato solo uno dei tentativi di depistaggio del governo egiziano, che ha anche provato a screditare l’immagine di Regeni producendo e diffondendo un finto documentario sulle sue attività, dipingendolo come una spia. In realtà, il ricercatore è finito nel mirino dei servizi segreti perché stava studiando i movimenti sindacali del Cairo.
“L’assenza degli imputati non ridurrà il processo a un simulacro. Poter ricostruire pubblicamente in un dibattimento penale i fatti e le singole responsabilità corrisponde ad un obbligo costituzionale e sovranazionale”, ha detto il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco in una dichiarazione riportata da Rai News. La famiglia di Regeni ha festeggiato la notizia fuori dal tribunale di Roma, assieme ai partecipanti di un sit-in per il ricercatore a cui ha partecipato anche la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein.
Fonte : Wired