La fine di novembre del 2013 è un momento fatidico per la storia dell’Ucraina contemporanea, l’inizio di un conflitto il cui esito è incerto ancora oggi. Dopo lunghe discussioni, l’allora presidente ucraino Viktor Yanukovych decide di sospendere il processo di preparazione per la firma di un accordo di libero scambio con l’Unione europea, convinto anche dalle pressioni di Mosca a optare invece per una unione doganale con la Russia, la Bielorussia e il Kazakhstan. Il 21 novembre di quell’anno, di sera, centinaia di persone si riuniscono in piazza dell’Indipendenza a Kyiv (in ucraino Maidan Nezaležnosti) per ribellarsi alla decisione, che percepiscono come un segno del condizionamento del presidente russo Vladimir Putin. Nasce così un movimento che avrebbe portato alla rivoluzione del 2014, nota come Euromaidan.
Dopo diversi giorni di proteste pacifiche, guidate per lo più dal ceto medio di Kyiv e dalla borghesia dell’Ucraina occidentale, Yanukovych invia la polizia per riportare l’ordine nella capitale. Come risposta, migliaia di persone in più si uniscono alla rivolta arrivando da tutto il Paese, anche dalle aree dove prima la mobilitazione è minore. Quell’inverno, piazza dell’Indipendenza diventa un labirinto di barricate, pile di pneumatici incendiati e schieramenti di poliziotti in assetto antisommossa davanti gli edifici governativi.
Nel febbraio del 2014 c’è il tentativo di repressione più massiccio: durante le violenze del 20 febbraio vengono uccisi oltre 70 manifestanti, per un bilancio totale di d quasi cento morti negli scontri di piazza. Decine di manifestanti vengono colpiti da cecchini che sparano da alcuni palazzi intorno alla piazza. Quei “100 celesti” saranno venerati come martiri da tutti i governi ucraini successivi e a loro intitolate strade e piazze.
Sebbene le responsabilità dirette dell’eccidio non siano mai state completamente accertate, sulla vicenda Ivan Katchanovski, politologo ucraino-canadese dell’Università di Ottawa, per anni ha raccolto prove schiaccianti che dimostrano che i cecchini non erano affiliati al governo di Yanukovich, ma agenti di estrema destra. Una “false flag”, insomma, una deliberata falsa rappresentazione della tragedia per scatenare una reazione da parte del pubblico. Chiunque sia stato a sparare sulla folla, ha accresciuto il sostegno a Euromaidan in tutto il Paese.
Il precedente del 2004
Yanukovych, in quei giorni, si avvicina al nono annivesario di un’altra rivoluzione, alla quale è sopravvissuto: quella “arancione“. Nel 2004 l’uomo fedele a Mosca vince le elezioni presidenziali, superando Victor Yushenko, sostenitore dell’Occidente e scampato a un tentato avvelenamento. Vengono contestati brogli, i manifestanti ottengono nuove elezioni, vinte poi da Yushenko, che organizza un governo che guarda a Bruxelles guidato da Yulia Tymoshenko, una figura carismatica nelle proteste di piazza.
Fonte : Wired