Il re dei kaiju torna protagonista in un film giapponese a 7 anni di distanza da Shin Godzilla di Hideaki Anno. Un character design vintage e una pellicola che demitizza l’epica giapponese della morte onorevole per costruire un inno alla vita, utilizzando un passato doloroso per raccontare un futuro auspicabile
Godzilla è tornato a casa. A sette anni dall’ultimo live action giapponese dedicato al re dei kaiju da Hideaki Anno e a 10 volte tanti dal primo storico film della saga cinematografica più longeva al mondo, Godzilla Minus One rilancia il franchise con un reboot che si inserisce tra tradizione e rilettura in chiave moderna, spostando le origini del mostro più indietro nel tempo di quanto non si fosse mai osato e utilizzando l’ambientazione storica per costruire un discorso sul futuro di un Giappone diverso e più umano. Nelle sale italiane, in lingua originale coi sottotitoli, dall’1 al 6 dicembre per Nexo Digital.
Una creatura vintage
Risulta veramente difficile spiegarsi come un mostro partorito 70 anni fa riesca a essere ancora così attuale e affascinante pur non facendo nulla per nascondere le sue rughe. Takashi Yamazaki (Space Battleship Yamato, Doraemon – Il film, Lupin III – The First)– che di Godzilla Minus One è autentico demiurgo, sceneggiatore, regista e responsabile degli effetti speciali – segue in perfetto stile giapponese la strada tracciata da Anno nel presentare una creatura profondamente vintage, con una computer grafica che simula il pupazzone animato in stop motion delle origini, un gigante che si muove goffamente con quelle zampe posteriori ipertrofiche, la pancia sporgente, la testa sproporzionatamente piccola. E intorno a esso costruisce una storia piena di sentimento, che all’inizio è un po’ Jurassic Park, a metà vira verso Lo Squalo, e solo nel finale sposa gli stilemi di un film di guerra dopo averli schivati in maniera piuttosto evidente per circa due terzi della sua durata.
IL KAMIKAZE RILUTTANTE
Kōichi Shikishima (Ryunosuke Kamiki) è un kamikaze riluttante, che sul finire della Seconda Guerra Mondiale sfugge al suo destino simulando un guasto al suo velivolo e rifugiandosi sull’isola di Odo, centro di riparazione per gli aerei suicidi e – nemmeno troppo incidentalmente – terra natia di Godzilla. È l’occasione perfetta per un’apparizione immediata e devastante del grande kaiju e per la genesi nel protagonista del trauma che si porterà dietro per tutto il film.
UN’ALTRA CHANCE
Tornato, al termine del conflitto, in una Tokyo devastata dai bombardamenti, Kōichi il codardo è costretto a convivere con l’onta del suo rifiuto, perseguitato dagli incubi, ma l’occasione per il riscatto gli si presenterà nella forma di una giovane ragazza, Noriko Ōishi (Minami Amabe), accompagnata da una bambina rimasta orfana e di un nuovo lavoro, molto ben pagato ma estremamente pericoloso, come cacciatore di mine navali. È in questo contesto che Kōichi si ritroverà ancora una volta faccia a faccia con Godzilla per una resa dei conti finale che metterà in palio la salvezza di Tokyo e il futuro del Giappone.
IL CAMMINO DI UN EROE ANTICONVENZIONALE
Al centro del racconto non c’è dunque Godzilla, non c’è la sua minaccia distruttiva, ma il cammino di un eroe anticonvenzionale che sconfigge un PTSD fatto di sensi di colpa del sopravvissuto e affronta pulsioni autodistruttive. Kōichi si sente come “una persona che si è sottratta al proprio dovere” e “una persona che non dovrebbe essere viva”, mentre Noriko con fatica lo convince che “tutti quelli sopravvissuti alla guerra sono destinati a vivere”. Ed è solo affrontando quel gigantesco kaiju che incarna il suo senso di colpa, solo riconciliandosi con il suo passato, che potrà dare un senso alla propria esistenza.
UN MANIFESTO PAFICISTA E UMANISTA
Con Godzilla Minus One, Yamazaki decostruisce la retorica militarista giapponese, distruggendo l’epica del samurai, del seppuku e del kamikaze, e costruendo al contrario un manifesto pacifista e umanista. Per riscrivere il suo destino, il Giappone è costretto a combattere una nuova guerra che – a differenza di quella appena conclusa e persa – non ha più l’obiettivo di preservare le vestigia di un passato glorioso ma quello di garantire un futuro di pace e fratellanza. Le parole e le scelte dei personaggi rinnegano la retorica della morte onorevole in favore di una riscoperta del valore della vita: “Questo Paese ha tenuto troppo poco in considerazione la vita”, afferma Kenji Noda (Hidetaka Yoshioka), ex ufficiale della Marina giapponese che guida la barca di legno su cui Kōichi trova e distrugge le mine navali e sviluppa il piano per sconfiggere Godzilla; “non essere stati in guerra è qualcosa di cui essere fieri”, dice Yoji Akitsu (Kuranosuke Sasaki) a Shiro “Kid” Mizushima (Yuki Yamada), ragazzo che vive come un peso il fatto di essere troppo giovane per aver contribuito allo sforzo bellico del suo Paese.
UN FILM DI PURO CUORE E UN’OPERAZIONE DI RIAPPROPRIAZIONE CULTURALE
Se, con Shin Godzilla, Anno aveva costruito un film di testa con elementi di satira politica e sociale della società giapponese contemporanea, Godzilla Minus One di Yamazaki è un film di puro cuore che parla con coraggio a un Paese conservatore, lavorando sul trauma comune della Seconda Guerra Mondiale e dell’atomica per provare a costruire una strada alternativa verso il futuro. Godzilla Minus One è un’operazione di riappropriazione culturale perfettamente riuscita, un film toccante, con una fotografia elegante e curata dai toni desaturati, una colonna sonora capace di accompagnare la narrazione senza mai prevaricarla, e una cura degli aspetti tecnici e registici veramente notevole. Un piccolo gioiello all’interno di una saga immortale.
Fonte : Sky Tg24