Hiv, le leggi contro la comunità lgbtqia+ impediscono di debellarlo

Le leggi che in 67 paesi vietano alle persone di vivere liberamente il proprio orientamento sessuale o di genere stanno ostacolando i progressi nell’eliminazione dell’Hiv. Gli ordinamenti restrittivi delle libertà personali emarginano e stigmatizzano queste comunità, impedendo loro di poter accedere ai servizi sanitari che possono salvare vite e bloccare la diffusione del virus.

Il primo dicembre è la Giornata mondiale contro l’Aids, la sindrome potenzialmente mortale dovuta all’infezione da Hiv, e le Nazioni Unite hanno lanciato l’allarme sul pericolo di un aumento dei casi, anche a causa delle leggi contro la comunità lgbtqia+. Mentre l’agenzia delle Nazioni Unite UnAids ha lanciato un appello globale per decriminalizzare l’omosessualità, come “passo cruciale” per migliorare la salute di tutte e tutti.

Il problema è particolarmente grave in Africa, dove si trovano circa la metà dei 67 paesi che proibiscono la libera scelta dell’orientamento sessuale o di genere. In questi stati, secondo i dati dell’organizzazione UnAids, i tassi di diffusione sono circa cinque volte più alti tra gli uomini gay, rispetto ai paesi in cui le relazioni omosessuali non sono criminalizzate. Una crisi che dipende da vari fattori, tra cui la scarsa diffusione dei profilattici o le leggi discriminatorie, e che colpisce anche la comunità eterosessuale.

Per esempio, su 120 paesi che hanno dichiarato di avere un piano per incrementare l’uso dei preservativi, solo 39 ne hanno approvato la promozione nelle scuole e solo 21 ne hanno permesso la distribuzione. Mentre in soli 11 paesi africani è stato approvato l’uso dell’anello vaginale contro l’Hiv, che rilascia un farmaco in grado di bloccare l’infezione lungo la durata di un mese.

Oltre a persone gay e transgender, i gruppi più colpiti sono gli utilizzatori di droghe per via endovenosa e lavoratori e lavoratrici del sesso. Ma ad alto rischio di infezione si trovano anche tutte le ragazze e le giovani donne adolescenti dell’Africa subsahariana, con 3.100 persone tra i 15 e i 24 anni che contraggono l’Hiv ogni settimana, circa il 77% delle nuove infezioni tra i giovani a livello globale. Questo gruppo è particolarmente colpito a causa delle violenze di genere e al rifiuto di fare educazione sessuale nelle scuole.

Fonte : Wired