Aumentano i casi di Covid in Lombardia ma si fanno pochi tamponi, l’esperto: “Ricordate che non è un’influenza”

Intervistato da Fanpage.it Paolo Bonfanti, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale San Gerardo di Monza, spiega perché l’incremento dei contagi da Covid-19 non è ancora a livelli preoccupanti. Tuttavia, ribadisce il professore, i casi sono più di quelli che vengono registrati e le categorie a rischio devono vaccinarsi per evitare complicazioni.

Intervista a Prof. Paolo Bonfanti

Direttore della struttura complessa di Malattie infettive dell’Asst di Monza – ospedale San Gerardo

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Immagine di repertorio

Il bollettino pubblicato dal ministero della Salute l’1 dicembre 2023 sulla diffusione del Covid-19 mostra che in una settimana sono stati registrati 8.844 casi positivi in più e 54 decessi. Di questi, 2.186 solo in Lombardia e 680 a Milano. Numeri non paragonabili a solo un anno fa, quando l’incremento rispetto al giorno precedente viaggiava sui 30mila casi, ma che comunque sollevano qualche preoccupazione tra la popolazione. “Questi dati però non valutano l’effettiva gravità del quadro”, fa notare a Fanpage.it il professore Paolo Bonfanti, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale San Gerardo di Monza: “Bisogna guardare ai dati relativi all’ospedalizzazione che è in crescita, certo, ma che al momento non è allarmante. Oltre al fatto che i contagi reali sono molto più alti di quelli che vengono registrati”.

Quindi in realtà ci sono più positivi di quelli che emergono dai bollettini ufficiali?

Direi proprio di sì, il Covid sta circolando più di quanto non appare dai dati. Mi chiamano molte persone, soprattutto giovani e genitori, dicendo di aver fatto il test antigienico rapido comprato in farmacia, e quello ormai non si denuncia più. In quei casi li tranquillizzo, gli dico che si faranno qualche giorno di febbre e poi basta. Per fortuna siamo una popolazione che si è largamente vaccinata, quindi la malattia in questo momento ha un impatto molto diverso rispetto al passato.

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Guardato i dati del ministero della Salute, stiamo viaggiando a mille casi in più alla settimana.

Sì, i numeri stanno sicuramente aumentando. Il virus sta circolando nella popolazione e lo sta facendo più dell’influenza stagionale, che è solo all’inizio. La grande differenza rispetto al passato è che i malati che hanno una forma più grave di Covid, che porta alla polmonite, sono molto pochi. Se la situazione cambia, il virus potrebbe arrivare ad avere un impatto leggermente superiore in termini di posti letto occupati negli ospedali, ma al momento non c’è questo tipo di preoccupazione.

Prof. Paolo Bonfanti, direttore di Malattie Infettive dell’Asst di Monza - Ospedale San Gerardo

Prof. Paolo Bonfanti, direttore di Malattie Infettive dell’Asst di Monza – Ospedale San Gerardo

Com’è la situazione negli ospedali lombardi?

In Lombardia abbiamo una situazione di al massimo 3 casi di ricoveri in terapia intensiva per milione di abitanti. L’ospedalizzazione, invece, è in crescita soprattutto in relazione ai pazienti molto anziani e fragili. Però ormai abbiamo adottato un’organizzazione che punta alla normalizzazione della gestione del Covid.

In cosa consiste?

Se, per esempio, arriva una persona che ha una polmonite e risulta positiva al tampone, viene ricoverata nel reparto di Malattie infettive. Se invece è sì positivo, ma non ha sintomi particolari e ha una frattura al femore, finisce in Ortopedia. Di casi come questi, che sono per lo più asintomatici o con una sintomatologia modesta alle vie respiratorie, al San Gerardo di Monza ne abbiamo circa 50 e non impattano sulla gestione dell’ospedale.

Quindi niente allarmismi?

Fare allarmismo è sbagliato, ma lo anche dire che il Covid è come un raffreddore: non è vero. Le persone over 60 e chi ha uno stato di immunodepressione grave sono ancora soggette a polmoniti. Per questo motivo bisogna ribadire soprattutto per queste categorie l’importanza della vaccinazione che, secondo me, non è stato fatto abbastanza.

Ci aspetta un Natale sereno?

Il Covid ci ha abituati a cambiare molto e in fretta, perciò da qui a un mese non possiamo ancora dire come sarà la situazione negli ospedali. Non bisogna mai fare affermazioni assolute in questi casi, però è anche vero che ormai da mesi è una malattia che riguarda le persone molto anziane e molto fragili, mentre nella stragrande maggioranza di casi è assolutamente gestibile. Sono relativamente fiducioso.

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Fonte : Fanpage