Dopo i cuori – sul social X – e i baci e gli abbracci in ufficio con i dipendenti di OpenAI che hanno voluto fortemente il suo ritorno, Sam Altman si è ripreso ufficialmente la poltrona di amministratore delegato di OpenAI, l’azienda che lo aveva licenziato appena due settimane fa.
Altman ha scritto e pubblicato un comunicato, sul blog dell’azienda, in cui annuncia la formazione di un nuovo board: ne faranno parte, inizialmente, Bret Taylor (con la carica di presidente), Larry Summers e Adam D’Angelo.
Nel suo messaggio, Altman ringrazia le persone che hanno permesso a OpenAI di attraversare indenne la crisi aperta dal suo allontanamento. E fa in particolare il nome di Mira Murati, CTO dell’azienda: “È una leader straordinaria – scrive Altman – e OpenAI non sarebbe ciò che è senza di lei”. Un’espressione nota a chi, nelle ultime settimane, ha seguito le sorti dell’azienda che è stata fondata nel 2015 come laboratorio di ricerca no-profit sull’intelligenza artificiale. “OpenAI non è niente senza le sue persone” hanno scritto i dipendenti nei giorni in cui si trattava per far tornare Altman al suo posto.
Altman, nel suo comunicato, chiama tutti per nome. E afferma che Greg [Brockman, l’ex presidente di OpenAI] guiderà insieme a lui l’azienda. “Non abbiamo ancora capito come evidenziare questa cosa nell’organigramma, ma lo faremo” scrive Altman, che in questo modo premia l’uomo che gli è stato più fedele.
Proprio Brockman, in seguito all’estromissione di Altman da OpenAI, si è dimesso dal board dell’azienda e dal ruolo di presidente. Ed era pronto a seguire l’amico/collega in Microsoft, dove il Ceo Satya Nadella era pronto ad affidare a entrambi “la guida di un nuovo team di ricerca sull’IA avanzata”.
Tutti i principali membri senior di OpenAI, dunque, riprenderanno il loro posto. Tutti tranne uno, a quanto pare.
Il destino di Ilya Sutskever, quello che ormai si può definire l’ex direttore scientifico di OpenAI, appare infatti incerto. Le parole di Altman sul suo conto suonano criptiche, di certo non idilliache. Sutskever, lo ricordiamo, faceva parte del CdA originario di OpenAI e ha votato per l’allontanamento di Altman dall’azienda, salvo poi pentirsi. Insieme a centinaia di dipendenti, Sutskever ha firmato una lettera in cui si chiedeva il ritorno di Altman.
“Amo e rispetto Ilya” scrive Altman a proposito dell’informatico di origini russe che crede fortemente nel raggiungimento, un giorno, dell’AGI, l’intelligenza artificiale generale che eguaglierà e forse supererà le capacità cognitive dell’uomo. “Penso che [Ilya] sia una guida e una persona straordinaria. Non nutro alcun rancore nei suoi confronti. Anche se Ilya non farà più parte del consiglio direttivo, speriamo di continuare la nostra collaborazione e stiamo discutendo di come possa proseguire il suo lavoro presso OpenAI”.
Non c’è rancore, dunque, ma neanche – a quanto pare – un feeling eccezionale tra Altman e Sutskever. I due vivono su torri diverse dello stesso castello: Altman è l’uomo che ha trasformato OpenAI da laboratorio no-profit a macchina da soldi, grazie a un investimento miliardario da parte di Microsoft. Sutskever è l’informatico che punta all’AGi ma che intende farlo in modo responsabile, preoccupato dai rischi legati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
A questo proposito, in un’intervista rilasciata a The Verge, Altman ha confermato l’esistenza del misterioso progetto Q* di OpenAi che è trapelato nei giorni scorsi, svelato da un’esclusiva Reuters. Q* riguarderebbe un tipo di intelligenza artificiale molto vicina all’AGI. Proprio i timori legati ai progressi dell’IA, che Altman starebbe commercializzando senza valutare in modo adeguato i rischi, avrebbero portato al “licenziamento” dell’imprenditore, che è poi rientrato in azienda appena cinque giorni dopo.
Fonte : Repubblica