Tregua finita: ripresi i combattimenti a Gaza tra Israele e Hamas

Si è conclusa dopo una settimana la tregua tra Israele e Hamas. L’esercito israeliano ha comunicato con un post su X (ex Twitter) la fine del cessate il fuoco e la conseguente ripresa dei combattimenti sulla Striscia di Gaza. L’ipotesi di un ulteriore giorno di proroga è tramontata nella giornata di ieri, con i militari israeliani che accusano Hamas di aver violato la tregua: “Non hanno rispettato la pausa nelle operazioni, hanno sparato contro il territorio dello Stato di Israele”. Così, alle 7 del mattino locali (le 6 in Italia), la battaglia è ricominciata, come confermato anche dal ministero degli Interni di Gaza, controllato da Hamas: “Gli aerei israeliani stanno sorvolando la Striscia e i loro veicoli hanno aperto il fuoco nel nord-ovest dell’enclave”.

Fine della tregua: ripresi i combattimenti a Gaza

L’annuncio delle Idf sulla ripresa dei combattimenti è arrivato pochi minuti dopo la fine della pausa nelle ostilità, alle 7 ora locale, a una settimana dal suo inizio, e non è chiaro si siano interrotte le trattative per arrivare poi a una nuova proroga della tregua. Secondo il Times of Israel, Hamas non ha fornito entro le 7 a Israele l’elenco con i nomi degli ostaggi da rilasciare in giornata. “Hamas ha violato il quadro di riferimento per la pausa nelle ostilità – si legge in una dichiarazione dell’Ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu -, non ha mantenuto gli impegni per il rilascio di tutte le donne tenute in ostaggio e ha lanciato razzi contro Israele. Con la ripresa dei combattimenti il governo di Israele è impegnato a raggiungere gli obiettivi della guerra” ovvero “liberare i nostri ostaggi, eliminare Hamas e garantire che Gaza non possa mai più minacciare la popolazione di Israele”.

Guerra Israele-Hamas: tutti gli aggiornamenti

Come promesso nei giorni scorsi da Netanyahu, gli scontri sono ripresi subito con violenza dopo lo stop al cessate il fuoco. La tv satellitare al-Jazeera parla di  “pesanti scontri” tra “gruppi combattenti palestinesi” e forze israeliane a Gaza City e nel nord della Striscia di Gaza. Secondo l’emittente, nella parte centrale dell’enclave palestinese, i tank israeliani stanno bombardando nei pressi dei campi profughi di Nuseirat e Bureij. Secondo Haaretz, hanno iniziato a suonare le sirene di allarme antimissile nelle località israeliane a ridosso della Striscia: in particolare l’allerta è scattata a Sderot, Ibim e nei kibbutz di Nir Am, Sufa, Nir Itzhak e Holit.

I negoziati continuano

Nonostante la ripresa dei combattimenti, sarebbero ancora in corso le trattative per il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas. Come riporta la Cnn, nessuna delle parti coinvolte, Hamas, Qatar, Israele, Usa ed Egitto, ha annunciato pubblicamente una rottura nei colloqui. Anche alla Bbc un funzionario palestinese vicino ai colloqui ha riferito che i mediatori continuano a lavorare per raggiungere un’intesa tra le parti su una tregua. In base ai termini dell’accordo che era stato raggiunto, Hamas avrebbe dovuto proporre un nuovo elenco di nomi, l’ottavo, di ostaggi da rilasciare oggi (dieci donne e minori) in cambio di un’altra giornata di tregua. Sempre secondo la Bbc, Hamas accusa Israele di aver violato gli accordi bloccando i rifornimenti di combustibili al nord della Striscia di Gaza, mentre un altro elemento di frizione sarebbe stato il rifiuto dell’organizzazione palestinese di liberare anche gli uomini in ostaggio sulla base degli stessi termini di donne e bambini.

Israele sapeva dell’attacco di Hamas

Intanto, secondo un’indiscrezione arrivata dagli Stati Uniti, il governo israeliano era al corrente del piano di battaglia di Hamas per l’attacco del 7 ottobre più di un anno prima che accadesse. A scriverlo è il New York Times sulla base di documenti, e-mail e interviste, aggiungendo che dirigenti dell’esercito e dell’intelligence israeliani liquidarono il piano come ambizioso, ritenendolo che fosse troppo difficile da realizzare per il movimento estremista.  Si tratta di un documento di circa 40 pagine, che le autorità israeliane chiamarono in codice “Muro di Gerico”. Vi si delineava, punto per punto, esattamente il tipo di devastante invasione che ha portato alla morte di circa 1.200 persone due mesi or sono.

I documenti esaminati dal quotidiano newyorchese non contengono una data per l’attacco. Ma ciò che colpisce è che vi si descrive nel dettaglio un attacco metodico progettato per distruggere le fortificazioni attorno alla Striscia di Gaza, prendere il controllo delle città israeliane e assaltare le principali basi militari, incluso il quartier generale di una divisione. Hamas, secondo il quotidiano, ha seguito quel progetto “con una precisione scioccante”. Il documento inizia con una citazione del Corano: “Sorprendili attraverso il cancello. Se lo farai, vincerai sicuramente”. La stessa frase è stata ampiamente utilizzata da Hamas nei suoi video e nelle sue dichiarazioni dal 7 ottobre in poi. Uno degli obiettivi più importanti delineati nel documento era quello di invadere la base militare israeliana a Re’im, che ospita la divisione di Gaza responsabile della protezione della regione. Il 7 ottobre Hamas ha imperversato a Re’im, invadendo parti della base.

“Kfir Bibas è morto con mamma e fratellino”, aveva 10 mesi ed era l’ostaggio più piccolo di Hamas 

L’audacia del progetto, secondo i funzionari intervistati dal quotidiano Usa, ha reso facile sottovalutarlo. Gli esperti valutarono che, anche se Hamas avesse davvero eseguito un attacco, avrebbe potuto radunare una forza di poche dozzine di militanti, non le centinaia che alla fine hanno attaccato Israele. Il documento prevedeva una raffica di razzi all’inizio dell’attacco, poi droni per mettere fuori uso le telecamere di sicurezza e mitragliatrici automatiche lungo il confine, oltre che uomini armati che si riversavano in Israele in massa con parapendii, motociclette e a piedi: il 7 ottobre avvenne proprio quello. Il piano includeva anche dettagli sulla posizione e le dimensioni delle forze militari israeliane, sui centri di comunicazione e altre informazioni sensibili, sollevando interrogativi su come Hamas abbia raccolto le sue informazioni e se ci siano state fughe di notizie all’interno dell’establishment della sicurezza israeliana.

L’allarme inascoltato

Secondo il New York Times, il documento circolò ampiamente tra i leader militari e dell’intelligence israeliani, ma gli esperti stabilirono che un attacco di quella portata e ambizione andava oltre le capacità di Hamas. Non è però chiaro se il documento sia stato visto anche dal primo ministro Benjamin Netanyahu o da altri importanti leader politici. Nel 2022, dopo essere venuti in possesso del documento, funzionari della divisione Gaza dell’esercito israeliano, responsabile della difesa del confine con la Striscia, affermarono che le intenzioni di Hamas non erano chiare. “Non è ancora possibile determinare se il piano è stato pienamente accettato e come si concretizzerà”, si legge in una valutazione militare esaminata dal quotidiano.

A luglio 2023, poi, un analista segnalò che Hamas aveva condotto un’intensa e lunga esercitazione di addestramento che sembrava simile a quanto delineato nel piano. Tuttavia un colonnello respinse in modo netto le sue preoccupazioni, secondo altre e-mail crittografate visualizzate dal New York Times. “Nego assolutamente che lo scenario sia immaginario”, replicò l’analista negli scambi di posta elettronica. L’esercizio di addestramento di Hamas, osservò, corrispondeva pienamente “al contenuto del piano Muro di Gerico”. “È un piano progettato per iniziare una guerra, non è solo un’incursione in un villaggio”, ammonì. Un allarme che però rimase inascoltato.

Continua a leggere su Today.it…

Fonte : Today