54 anni fa lo sbarco sulla Luna con gli Astronauti delle missioni Apollo. Oggi con il programma della Nasa Artemis si lavora al ritorno sul nostro Satellite, ma questa volta per restarci, grazie a case made in Italy
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“Uno sparo nel buio”. Così qualcuno definì le prime missioni di astronauti sulla Luna, il programma Apollo, il dio protettore di quei 12 pionieri che dal 1969 al 1972 sbarcarono sul nostro satellite. Lanciati nello spazio a bordo del Saturn V, gigantesco razzo lungo 193 passi che ora è in mostra al Kennedy Space Center di Cape Canaveral, in Florida. Lo spazioporto da cui ora ci si prepara a tornare sulla Luna, ma questa volta per restarci. Dentro case made in Italy. La fabbrica delle case lunari è a Torino, presso gli stabilimenti di Thales Alenia Space. Qui si producono i moduli pressurizzati destinati alle future stazioni spaziali, tra cui il Gateway, avamposto umano in orbita cislunare che verrà assemblato entro la fine di questo decennio.
Le finestre saranno in acrilico
“Dei quattro moduli previsti, tre li produciamo noi – ci spiega Walter Cugno, Vice Presidente Esplorazione e Scienza di Thales, vero pilastro dell’azienda, l’uomo giusto a cui rivolgersi per ogni storia di veicolo o missione -. Si tratta di HALO, I-HAB ed ESPRIT, dotati alloggi per gli astronauti, spazi destinati a laboratori, magazzini e al rifornimento dei veicoli che attraccheranno alla Stazione. “Così come per la ISS abbiamo potuto contare sui consigli di Paolo Nespoli, per la Luna ci sono venuti a trovare gli astronauti dell’ESA Alexander Gerst e Luca Parmitano – continua Cugno -. Entrambi ci hanno chiesto le finestre, per ridurre il senso di confinamento, che nel caso della Luna sarà maggiore, come la distanza dalla Terra, anche se gli astronauti in una prima fase abiteranno la stazione solo per brevi periodi. Ci siamo avvalsi dell’esperienza maturata con la Cupola, anche se le tecnologie applicate alla Stazione spaziale in orbita bassa risalgono come concetto a trent’anni fa, mentre qui le finestre saranno in acrilico, più resistenti e meno pesanti. Inoltre, anche se non è ancora in sviluppo, si sta pensando di dotare il Gateway di un airlock, che dovrebbe servire per le future attività extraveicolari”.
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Le missioni non supereranno i 30 giorni
“I moduli del Gateway sono più piccoli rispetto a quelli della Stazione spaziale – continua Franco Fenoglio, ingegnere con una carica che da sola fa sognare: Responsabile dei programmi di Esplorazione Umana e Planetaria di Thales Alenia Space –. Siamo passati dai quattro metri di diametro a tre, per problemi anche di massa al lancio. Quello che compensa gli spazi più angusti è la durata più breve delle missioni, che all’inizio non supereranno i 30 giorni, e il fatto di essere ancora in microgravità, quindi senza i problemi di alto e basso che incontreremo sulla Luna, dove abbiamo un sesto della gravità terrestre, un ambiente per cui stiamo già lavorando a soluzione abitative diverse, appoggiandoci a Studi di architettura e alle idee che possono venire dalle nuove generazioni di colleghi che ci affiancano in azienda”.
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Case-rifugio per gli astronauti
Come Federica Vagnone, ingegnere di sistemi per l’esplorazione lunare – il coronamento di un sogno per lei che non ha vissuto il programma Apollo e lavora in Thales Alenia Space da quattro anni, film di fantascienza preferito “Il Diritto di Contare” per non dimenticare il ruolo delle donne nei programmi di esplorazione spaziale. “L’obiettivo per gli habitat destinati alla superficie lunare è sempre quello di creare ambienti confortevoli, dotandoli di finestre e spazi di privacy dedicati oltre che le aree-laboratorio, anche se dobbiamo confrontarci con limiti di massa stringenti e con problemi come quello rappresentato dalle radiazioni e dalla polvere lunare, che aggredisce gli equipaggiamenti e rischia di danneggiarli. Per questo, soprattutto in una prima fase, dobbiamo pensare a case-rifugio per gli astronauti”.
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Operare in prospettiva
“L’esplorazione spaziale sta cambiando rapidamente – conclude Massimo Comparini, Amministratore Delegato di Thales Alenia Space – il ritorno sulla Luna avrà una sua valenza scientifica, ma dovremo imparare a restarci sempre più a lungo e cominciamo a sentir parlare di un’economia lunare legata allo sfruttamento delle risorse. Operare in prospettiva sulla Luna ci pone quindi anche una sfida legata alla sostenibilità, dovremo imparare a utilizzare al meglio le risorse disponibili, non necessariamente portando tutto da Terra. Da un punto di vista di ricerca scientifica è una scommessa anche per il nostro Pianeta”.
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“Noi abbiamo sempre puntato sulla cooperazione e sulle partnership attraverso l’Agenzia spaziale italiana ed Europea. Inoltre, grazie alla collaborazione privilegiata con gli Stati Uniti, siamo stati tra i primi firmatari degli accordi Artemis e se possiamo dire che gran parte del Gateway lo stiamo costruendo a Torino, ora l’ambizione è quella di evolvere la nostra linea per costruire i primi moduli di superficie per la Luna, che porranno ulteriori sfide tecnologiche. L’intera filiera spaziale del nostro Paese sta dimostrando ancora una volta la capacità di proporre soluzioni di frontiera”.
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Fonte : Sky Tg24