E’ arrivato a destinazione dopo aver percorso un milione e mezzo di chilometri. Il telescopio spaziale targato Esa Euclid, lanciato a bordo di un razzo Falcon 9 di SpaceX da Cape Canaveral, ha raggiunto il punto di Lagrange 2, da dove potrà lavorare senza interferenze. E i primi scatti di prova già lo dimostrano.
Immagini ipnotiche, le hanno definite gli scienziati, che catturano lo sguardo imbrigliandolo tra ammassi di stelle e galassie multiformi. E che svelano già le potenzialità dei suoi strumenti, gli spettrometri VIS (VISible Instrument) e NISP (Near Infrared Spectrometer Photometer), realizzati grazie al contributo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, sotto l’ombrello dell’Agenzia spaziale italiana.
“Con questa missione Vogliamo mappare la posizione e la forma di oltre un miliardo di galassie –spiega Carole Mundell, Direttrice Scienza dell’Agenzia spaziale europea- Ma la vera sfida è capire come la galassie si muovono nello spazio -tempo, e per farlo abbiamo degli strumenti molto precisi, in grado di darci immagini bellissime ed estremamente accurate, molto migliori di quelle che potremmo ottenere dalla Terra. Quindi viaggiamo nello spazio profondo per realizzare una vera e propria tomografia in 3D dell’Universo, andando indietro nel tempo fino a dieci miliardi di anni. Da un punto di vista tecnico – continua Mundell – abbiamo due set di strumenti a bordo di uno stesso veicolo spaziale, nati dal lavoro due diverse squadre di scienziati, una che voleva una missione dedicata all’energia oscura e l’altra alla materia oscura, che abbiamo unito in un’unica avventura estremamente stimolante sotto l’aspetto tecnologico”.
Le immagini inviate dal satellite Euclid sono ancora dei test, gli strumenti sono in fase di calibrazione, e per quelle sull’universo oscuro bisognerà aspettare ancora un paio di mesi, ma le premesse fanno sperare in risultati che potrebbero andare molto al di là delle previsioni.
Gli scienziati – sottolinea la Responsabile Scienza dell’Agenzia spaziale europea- a volte dimenticano quanto strabilianti siano le missioni che riusciamo a sviluppare. Dobbiamo dare il massimo, dobbiamo essere sicuri che tutta l’ingegneria e la tecnologia funzionino a dovere perché la scienza che sviluppiamo alla fine sia corretta, ma a volte come appartenenti al genere umano dovremmo fare un passo indietro e dire a noi stessi: il traguardo che possiamo raggiungere con questa missione è sorprendente! Voglio ringraziare tutti i team che hanno collaborato in questi 15 anni di lavoro, anche quando il gioco si è fatto più duro con la pandemia e poi con la guerra in Ucraina, per realizzare qualcosa che potesse ispirare tutto il genere umano”.
Fonte : Sky Tg24