Dall’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi, il 4 novembre 2016, che prevede le indicazioni per la riduzione delle emissioni globali di gas serra, molte aziende hanno intrapreso un percorso verso l’obiettivo Net Zero. A che punto è questo percorso? A svelarlo, lo studio “Destination Zero” di Accenture, che riporta dati contrapposti. Se da una parte, infatti, il 75% delle grandi aziende ha ridotto le emissioni operative, ovvero le emissioni per unità di fatturato, dall’altra emerge che una percentuale minima di queste, solo il 18%, si trova a buon punto per raggiungere l’obiettivo Net Zero entro il 2050. La ricerca di Accenture ha analizzato gli impegni per l’azzeramento delle emissioni e i risultati sin qui raggiunti da parte di oltre duemila grandi aziende private e pubbliche a livello di fatturato globale.
Aziende europee più virtuose
Tra i dati più significativi dello studio di Accenture emerge che le aziende europee hanno le performance migliori in termini di impegno per raggiungere l’obiettivo Net Zero. Nello specifico, il 61% delle aziende dell’UE si sta impegnando concretamente, rispetto al 51% del 2022 e al 37% registrato nel 2021. Mentre, per esempio, le aziende nordamericane raggiungono solo il 28%, percentuale identica al 2022 e cresciuta di soli 5 punti rispetto al 2021. Nel resto del mondo l’impegno delle aziende verso la decarbonizzazione nel 2023 raggiunge un modesto 30%, in leggera crescita (+2%) rispetto all’anno precedente. A livello globale il numero di aziende che affronta il tema della carbon footprint o impronta emissiva è in crescita negli ultimi anni: il 77% delle realtà che segnalano emissioni ha ridotto l’intensità delle emissioni dal 2016. Per contro, i risultati sono meno positivi rispetto alle emissioni operative assolute ovvero quelle non connesse al fatturato aziendale, che, nel periodo considerato, sono state ridotte solo da circa la metà delle imprese.
Riduzioni maggiori nel settore utility
Dal 2016 ad oggi il settore che si è maggiormente distinto per la riduzione di emissioni è stato quello delle utility con il 68% delle aziende e con una diminuzione su base annua del 5%, relativamente a Scope 1 e 2, ovvero alle emissioni direttamente legate all’attività produttiva dell’azienda e a quelle connesse all’energia acquistata dall’impresa stessa. Il secondo settore più virtuoso è stato quello dei viaggi con il 61% delle aziende che hanno ridotto le emissioni. Sul terzo gradino del podio, secondo lo studio Accenture, il settore delle assicurazioni con il 55%. Al contrario, vi sono diversi settori produttivi che hanno performance negative in termini di emissioni. In particolare, nel settore software e piattaforme digitali solo il 35% delle aziende ha ridotto le emissioni.
Gli strumenti della decarbonizzazione
Lo studio di Accenture evidenzia anche i dati inerenti gli strumenti usati dalle organizzazioni per ridurre le emissioni e raggiungere i propri obiettivi climatici, ovvero le cosiddette “decarbonization levers” (leve di decarbonizzazione). Al primo posto risultano le diverse misure di efficienza energetica, utilizzate dall’82% delle aziende interpellate, seguite dalle misure per ridurre gli sprechi, adottate dall’80% del campione, quindi l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili adottato dal 79% e l’adozione di modelli di economia circolare (68%). Una delle conclusioni a cui giunge lo studio citato è che per accelerare verso Net Zero le aziende dovrebbero adottare un numero maggiore e più specifico di strumenti di decarbonizzazione e integrarli in un’unica strategia complessiva.
Fonte : Adn Kronos