Le automobili ci parlano, da sempre. Il motore, il cambio, la frenata, lo pneumatico. Da qualche anno anche con una vera e propria voce, magari un po’ metallica, per darci indicazioni sul distributore più vicino, o sul tempo atmosferico previsto. Ma oggi, e nel prossimo futuro, possiamo e potremo avere di più. Attraverso l’intelligenza artificiale infatti, è possibile raccogliere l’insieme dei dati rilevati dai sensori biometrici presenti sui veicoli (sul volante, sui sedili, telecamere negli specchietti) e integrarli con algoritmi di IA per verificare, ad esempio, lo stato di distrazione o stanchezza del conducente. Ogni 10 secondi infatti sulle strade europee si verifica un incidente: il 94% è causato da errore umano derivante da queste cause (statistiche Road Fatalty Statistics EU).
Sicurezza e non solo: cosa cambia
Se negli anni passati le case automobilistiche hanno sviluppato i sistemi ADAS (Advanced Driver Assistance Systems) per la sicurezza oggi l’esigenza muta: “L’intelligenza artificiale sfrutta i dati veicolari (quindi cosa fa chi guida, ndr) per portare i servizi verso il guidatore, – dice Ilario Gerlero senior Manager di Sensor Reply, azienda multinazionale specializzata in consulenza, system integration e digital services che lavora a fianco della case di produzione auto -. Servizi non reattivi ma proattivi: dare suggerimenti quando si verificano delle situazioni di guida impropria rispetto agli obiettivi che hai in quel momento. “Una volta che tu sai come il driver guida e lo sai monitorare – prosegue Gerlero – puoi dare al driver delle indicazioni per migliorare la propria guida in termini di sicurezza diminuendo gli elementi di distrazione. O in termini di energia consumata, ottimizzando la “missione” del veicolo, che dipende da come una persona guida e in termini di prestazioni per le auto più sportive, una sorta di virtual coach per l’amatore in pista. Non ci sostituiamo ai sensori che già ci sono nel veicolo, siamo un’integrazione”.
Il car simulator di Reply: difficoltà e vantaggi
Raccogliere dati dai sensori però non ha poche difficoltà, perché alla guida ci capitano le situazioni più disparate, ambigue da interpretare per delle “macchine”. “Guardi la strada, ma sei comunque distratto. E’ la cosiddetta distrazione cognitiva – sottolinea Gerlero -. E come te ne accorgi? Te ne accorgi perché guidi male, fai una curva diversa da come la fai normalmente, o hai un atteggiamento più aggressivo nella guida perché te ne accorgi all’ultimo”.
E tutto questo l’intelligenza artificiale può rilevarlo e segnalarlo. La soluzione del simulatore messa a punto da Reply consente infatti di mettere in correlazione i sensori presenti sul veicolo con algoritmi di IA per rilevare lo stato di distrazione o stanchezza del conducente per definire in maniera attendibile un modello di guida di riferimento per ogni specifico driver.
“Impariamo dai dati del veicolo qual è il tuo stile di guida normale e attraverso la connettività al cloud – sottolinea Gerlero – l’intelligenza artificiale capisce se il modello personale raccolto nel tempo è ancora valido, in ogni momento. Magari hai avuto un grave incidente e il tuo stile è cambiato, oppure invecchi, o diventi padre di famiglia e sei più prudente. Questi modelli non sono statici, ma evolvono nel tempo. Pensate a un assistente alla guida che ti aiuta a settare al meglio il tuo veicolo a seconda di dove stai guidando o a fare attenzione dove richiesto, suggerimenti tarati a seconda di come guidi e della situazione e dell’ambiente che c’è intorno a te per migliorare prestazione e consumi”.
La connettività: from cloud to the edge
Nel progetto di integrazione e comunicazione dei dati diventa fondamentale la connettività. Come possiamo sopperire ad eventuali perdite o cali di connessione?
“Stiamo portando tutto su edge perché dobbiamo essere fortemente autonomi dal cloud” – ci dice Fausto Ferrettini, partner di Sensor Reply. “Edge e cloud coesistono e fanno cose diverse. Se io ti devo inviare un avviso sonoro perché ti stai distraendo o hai un comportamento troppo aggressivo, te lo devo dire subito”.
Ricordiamo che l’Edge computing è un modello dove l’elaborazione dei dati avviene il più vicino possibile a dove i dati vengono generati, in modo tale che i tempi di risposta siano più rapidi. E infatti la soluzione del car simulator di Reply ha un duplice beneficio: velocità di elaborazione dati e affidabilità, poiché i sensori sono in grado di funzionare anche in assenza di connessione rete dati (come ad esempio in galleria).
“Inoltre il cloud costa – aggiunge Ferrettini – e ha problemi in termini di cyber security”.
Privacy e comprensione: l’occhio della telecamera
Diventa fondamentale la comprensione di ciò che la telecamera rileva e di come lo interpreta. Posso infatti avere la giusta postura ma essere comunque distratto, oppure posizionarmi in maniera scomposta ma essere perfettamente concentrato. “L’IA deve capire dove sono e cosa sto realmente facendo”, sottolinea Ferrettini -: “sto guardando il panorama, un cartellone pubblicitario o semplicemente girando la testa a un incrocio?”
“La maggior parte degli incidenti avviene per distrazione – aggiunge ancora Ferrettini -. Nessuno guarda più dove va: chi guida ha un infotainment ricchissimo molto legato al touchscreen, motivo per cui l’interfaccia del futuro si svilupperà sempre più a livello vocale, con sistemi più evoluti che comprendano meglio le nostre indicazioni e diano risposte sensate. Chi cammina spesso ha la testa sul telefonino o le cuffie. Quindi se non posso controllare i pedoni controllo i guidatori”.
Ma la telecamera che riprende pone un problema di privacy. “La telecamera che mi guarda non la vuole nessuno”, precisa Ferrettini. “La guida è un momento privato, faccio cose che non voglio far sapere. Per questo tutto deve rimanere “on the edge”. Così nessuno lo sa, sul cloud non sarebbe lo stesso”.
“Il numero di morti in strada è inguardabile per un mondo che si dice civilizzato” sottolinea Ferrettini. “E quindi bisogna aumentare la sicurezza. La prospettiva di cui si discute ma su cui per ora non stiamo lavorando è quella di un sistema di IA che possa entrare invasivamente nella guida: prima avvisa il guidatore e poi potrebbe degradare le prestazioni dell’auto. Se ad esempio stai fumando e questo è ritenuto un comportamento che genera distrazione o pericolo l’IA può avvisarti una, due volte con un segnale sonoro e poi pian piano abbassare la velocità del mezzo. Ma è solo un tema di discussione, perché questo può creare un pericolo: potrei fermarmi in un posto non sicuro o dover aver bisogno di accelerare per evitare un rischio”.
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Contesto normativo
Il lavoro di Reply avviene all’interno dell’azione del parlamento europeo che ha richiesto nuove misure di sicurezza per prevenire situazioni di guida a rischio (Regulation No. 2019/2144). Queste necessitano di nuove integrazioni tecnologiche e la Commissione europea sta incoraggiando i produttori a sviluppare delle tecnologie basate su informazioni biometriche. Il regolamento prescrive che i veicoli a motore delle categorie M (destinati al trasporto di persone) e N (progettati per il trasporto merci) siano dotati di sistemi di avviso di disattenzione e stanchezza del conducente (DDAW – Driver drowsiness and attention warning systems) che devono fornire un avviso al conducente nel caso in cui venga rilevata una condizione di guida distratta.) a decorrere dal 2024 per le nuove omologazioni (nuovi modelli immessi sul mercato) e dal 2026 per le nuove immatricolazioni (qualunque veicolo messo su strada).
Ritorno al futuro
Cosa ci riserverà il futuro? Anzitutto un rinnovamento completo del parco circolante: “Oggi la spinta verso le auto elettriche è fortissima”, rileva Ferrettini. “Il retrofitting (adattare vecchie auto con sistemi software innovativi, ndr) esiste, ma il rinnovo del parco circolante accadrà. Così come la guida autonoma, oggi impensabile in una città italiana”.
Ma nel futuro guideremo ancora nelle nostre città o lo faremo solo per assaporarne il piacere in pista e in spazi dedicati?
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Fonte : Sky Tg24