Nella narrazione si innesta anche una parte più tipicamente murphiana, ovvero la satira divertita e beffarda che deride la fabbrica delle celebrità e i metodi adottati dalle star – e chi le crea – per assurgere alla fama. Gli espedienti demagogici che esaltano le masse tramite i social, gli intrallazzi con “quelli che contano davvero a Hollywood”, il potere delle agenzie che investono su talent emergenti pilotati come marionette costituiscono l’aspetto più grottesco e ridicolo di Delicate; un colpo di genio in questo senso è costituito dal casting di Kim Kardashian, star dei reality a cui è affidata la parte di Siobhan. La Kardashian non recita, ostenta piuttosto una versione enhanced, aumentata di sé stessa che proietta un’immagine derisoria di women’s empowerment conquistato tramite atteggiamenti da maschio alfa tossico: Siobhan è prevaricatrice, volgare, sboccata, sessista, sfruttatrice, autoritaria, manipolatrice e ostentatamente sicura di sé e nel farlo dispensa una “interpretazione” memorabile dove lei stessa sembra non essere in grado di capire se il personaggio che le è stato affidato la gratifica o la irride. Il problema è che a seconda dello spettatore, vale la prima o la seconda affermazione.
Fonte : Wired