Privacy, il Garante apre un’indagine sulla raccolta dati per l’intelligenza artificiale

Il Garante per la privacy ha avviato un’indagine conoscitiva sui siti internet pubblici e privati per verificare l’adozione di misure di sicurezza adeguate a impedire la raccolta di dati personali per addestrare algoritmi di intelligenza artificiale. L’indagine riguarda tutti i titolari del trattamento, pubblici o privati, che operano in Italia o che offrono servizi in Italia, e che rendono disponibili online dati personali accessibili anche dagli “spider” delle piattaforme di IA. Molte piattaforme di IA usano il webscraping per raccogliere, per vari scopi, enormi quantità di dati, anche personali, pubblicati per finalità specifiche (cronaca, trasparenza amministrativa ecc.) su siti internet gestiti da soggetti pubblici e privati.

Il Garante per protezione dei dati personali invita le associazioni di categoria interessate, le associazioni di consumatori, gli esperti e i rappresentanti del mondo accademico a inviare i loro commenti e contributi sulle misure di sicurezza adottate e possibili contro la raccolta massiva di dati personali per gli algoritmi, all’indirizzo webscraping@gpdp.it, entro 60 giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso di consultazione sul sito dell’Autorità.

Il Garante italiano aveva bloccato l’accesso a ChatGPT per motivi di privacy, osservando che il popolare chatbot di OpenAi raccoglieva e trattava i dati personali degli utenti italiani senza una adeguata informativa e senza una base giuridica valida. Inoltre, il Garante aveva criticato il fatto che ChatGPT possa produrre informazioni inaccurate su persone, luoghi o fatti, senza una adeguata gestione del rischio. Il blocco di ChatGPT è stato imposto a fine marzo 2023 e sollevato a fine aprile 2023, dopo che OpenAI ha implementato alcune modifiche per conformarsi alle condizioni imposte dal Garante, tra cui una maggiore trasparenza sul trattamento dei dati, la possibilità per gli utenti di scegliere se consentire o meno l’uso delle loro conversazioni per addestrare gli algoritmi di ChatGPT e dei controlli per proteggere i minori di 13 anni. 

“Abbiamo presentato già a settembre un esposto al Garante sull’uso degli algoritmi che modificano il prezzo di vendita a seconda della profilazione web dell’utente”, ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Una pratica a nostro avviso non solo scorretta, come segnalato all’Antitrust, ma che viola anche la normativa sulla privacy, dato che l’utente non ha mai autorizzato l’uso dei suoi dati, dei cookie o di altri strumenti di tracciamento e profilazione per avere aumenti di prezzo rispetto ad altri utenti, ma semmai, al massimo, per avere annunci, pubblicità e contenuti personalizzati”. Dopo l’indagine conoscitiva l’Autorità potrà adottare i provvedimenti necessari, anche in via d’urgenza.

Fonte : Repubblica