Abbiamo davvero bisogno delle critpovalute? Con questa domanda, contenuta in un editoriale di Riccardo Luna sulla Stampa del 28 novembre, vorremmo aprire un dibattito per ascoltare diverse voci sul tema per ragionare assieme sul futuro di una rivoluzione che era partita piena di promesse e che invece, non solo a causa degli ultimi fatti di cronaca (Binance e FTX), sembra confinata ad un fenomeno tutto sommato marginale rispetto alle attese. Il primo intervento è di Andrea Ferrero, CEO e co-founder di Young, startup italiana che ha lanciato una piattaforma per comprare, vendere o accumulare criptovalute.
Il mercato delle criptovalute è spesso oscurato da titoli sensazionalistici e casi eclatanti come FTX e Binance, che rischiano di farci dimenticare l’essenza e l’importanza delle criptovalute nella nostra società contemporanea.
Oggi più che mai è importante comprendere perché dobbiamo rivolgere la nostra attenzione nuovamente verso Bitcoin e ciò che rappresenta realmente per l’economia globale. Prima di tutto, è imprescindibile riconoscere l’esistenza di una distinzione fondamentale tra Bitcoin e le cosiddette altcoin, ovvero tutte le criptovalute diverse da BTC. Bitcoin si afferma come una potenziale soluzione per affrontare complessi problemi economici, mettendo in discussione il concetto tradizionale di moneta e di gestione governativa. Questo paradigma alternativo rappresenta una sfida intellettuale, stimolando una profonda riflessione sul modello sociale ed economico da noi costruito. È chiaro quindi come il suo ruolo vada ben oltre l’essere un mero strumento di investimento o oggetto di speculazione. Ma possiamo davvero considerare le alternative coin, che per comodità indicheremo con il termine criptovalute, come una parte essenziale del nostro futuro economico? O sono semplicemente una moda passeggera, destinata a essere soppiantata da sistemi finanziari più stabili e tradizionali?
Le recenti azioni legali intraprese dalla Securities and Exchange Commission (SEC), dal Dipartimento di Giustizia e dalla CFTC (Commissione che regola i mercati dei future e delle opzioni delle materie prime) degli Stati Uniti contro Binance, altri exchange e alcuni protocolli, segnano uno spartiacque cruciale per l’industria delle criptovalute. La portata globale dell’influenza finanziaria degli Stati Uniti significa che le decisioni prese a Washington potranno avere effetti ondulatori in tutto il mondo. Questo ci porta a chiederci: come reagiranno i mercati globali a queste azioni legali? E ancora più importante, come si posizionerà Bitcoin in questo contesto sempre più regolamentato?
Mentre alcune criptovalute potrebbero trovarsi in acque turbolente, Bitcoin sembra essere posizionato in modo unico per resistere a tali sfide. Bitcoin non è semplicemente un’altra criptovaluta, ma una nuova asset class a sé stante, con un potenziale che trascende le normali dinamiche di mercato. Questa distinzione mette in luce l’importanza di comprendere non solo il valore di mercato, ma anche il valore intrinseco e la resilienza di un asset come Bitcoin in un ambiente in rapida evoluzione. Con i regolatori sempre più stringenti, Bitcoin potrebbe non solo sopravvivere, ma anche emergere come un pilastro di stabilità e innovazione. Sull’eco dei fondamentali di Bitcoin, spesso anche le altre criptovalute vengono viste come simboli di libertà finanziaria e innovazione, ma alcuni modelli di criptovalute o di monete digitali potrebbero in realtà rappresentare un attacco alla libertà. L’emergere di valute digitali centralizzate, o CBDC, potrebbero diventare un potenziale strumento di sorveglianza e controllo, in netto contrasto con il concetto originale di decentralizzazione e autonomia che le criptovalute promettevano di portare.
Mentre Bitcoin si mantiene fedele ai principi di libertà e indipendenza, altre criptovalute sembrano allinearsi più strettamente con gli interessi governativi. Questa visione solleva un dibattito essenziale sul futuro delle criptovalute: stiamo assistendo alla nascita di un nuovo paradigma di libertà finanziaria o siamo di fronte a un’evoluzione che potrebbe portare a una maggiore centralizzazione e controllo? Le criptovalute sono davvero necessarie nel nostro futuro finanziario, o rappresentano un passo indietro rispetto ai valori di libertà e sovranità individuale che pretendono di sostenere?
La ‘crypto disforia’, cattura eloquentemente la crisi di identità che affligge il mondo delle criptovalute. Questo stato di confusione riguarda la classificazione delle criptovalute: sono securities, simili ad azioni e obbligazioni emesse da società come Microsoft, oppure commodities, materie prime scambiate sui mercati globali? Questo dilemma regolamentare non è solo una sfida tecnica, ma riflette anche la difficoltà di integrare le criptovalute nei sistemi legali e finanziari esistenti. La loro natura ibrida e innovativa sfida le categorie tradizionali, portando a interrogativi e incertezze sia per gli investitori che per i regolatori. Il modo in cui verranno classificate e regolamentate avrà un impatto decisivo anche sulla percezione pubblica.
È evidente che il dibattito sulle criptovalute va ben oltre la semplice speculazione sul loro valore di mercato. Si tratta di una discussione complessa e multidimensionale che tocca la regolamentazione, l’identità e il futuro del nostro sistema finanziario. In questo contesto, la domanda ‘Abbiamo ancora bisogno delle criptovalute?’ non è solo pertinente, ma cruciale per comprendere e navigare il panorama finanziario in continua evoluzione e la risposta chiede di guardare oltre la superficie scintillante dell’innovazione tecnologica.
La crisi economica e sociale che stiamo vivendo ci fornisce la risposta: abbiamo ancora bisogno di quei casi d’uso che incarnano i valori e i principi originari da cui Bitcoin è nato – la decentralizzazione, la trasparenza, la resistenza alla censura, e l’indipendenza dai sistemi centralizzati. Questi aspetti rappresentano un cambio di paradigma, un passo verso un futuro finanziario più equo e accessibile.
Tuttavia, non abbiamo invece bisogno di strumenti che si limitano a replicare il vecchio paradigma finanziario sotto nuove vesti. Le criptovalute devono essere più che semplici nuovi giocattoli per gli speculatori: devono offrire soluzioni concrete ai problemi reali e aprire le porte a un futuro finanziario più inclusivo e democratizzato. Alla luce di ciò, il futuro delle criptovalute non dipende solo dalla loro accettazione o dal loro valore di mercato, ma dalla loro capacità di mantenere fedeli i principi rivoluzionari che hanno promesso di portare.
Fonte : Repubblica