Parole pesanti, chat infuocate, urla, minacce e persino un lancio di oggetti. La seduta notturna della commissione Lavoro della Camera, che di fatto ha cancellato il salario minimo legale dall’agenda politica, è stata decisamente il momento più movimentato dall’inizio di questa legislatura. “Ieri avevamo un accordo per chiudere alle 22.15 e una volta chiusi i lavori si è scatenata la bagarre: il deputato Arturo Scotto ha lanciato dei cartoncini, dei fogli di carta, verso la presidenza, che hanno colpito un funzionario della Commissione. Chiederemo l’intervento dei questori”.
Così il governo Meloni ha affossato il salario minimo
Sono le parole del presidente della commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto, accusato dalle opposizioni di aver gestito in maniera impropria la seduta che ha trasformato la proposta di legge presentata dalle opposizioni per istituire il salario minimo in un emendamento che delega il governo. A Today.it parla il capogruppo Pd, che oggi torna su quei momenti concitati
Insomma Scotto, cosa è successo ieri sera?
“C’era una grande partecipazione dei deputati e anche di altre commissioni, prevalentemente dell’opposizione. Sarebbe stato saggio andare in una sala più grande dove il buon andamento dei lavori sarebbe stato sicuramente più agevole e ordinato. La destra ha scelto un’altra strada e gli animi si sono un po’ scaldati, come è normale in questi casi”.
Non è inusuale che il presidente di una commissione presenti un emendamento per delegare al governo di legiferare su proposta delle minoranze?
“Sì, ma noi non abbiamo mai contestato la regolarità di questo atto. Certo c’è una questione di opportunità, ma questo riguarda la coscienza di ciascuno e di ciascuna. Non abbiamo condizionato il nostro giudizio rispetto all’andamento dei lavori in base al fatto che Rizzetto avesse firmato in prima persona l’emendamento di maggioranza. Oggi però abbiamo maturato un giudizio molto negativo rispetto a un’altra cosa inusuale, ben più grave”.
Su cosa?
“Mentre si svolgevano i lavori della commissione Lavoro, il presidente, attraverso le agenzie di stampa, ha usato alcuni termini che noi consideriamo una minaccia nei confronti dei deputati delle opposizioni: ha detto che sarebbe venuto in aula e avrebbe parlato a proposito di vicende personali dei colleghi”.
A quali vicende potrebbe far riferimento Rizzetto?
“Francamente non so a cosa si riferisca, mi auguro che prima o poi parli. Glielo abbiamo chiesto stamani, intervenendo sull’ordine dei lavori. Nel frattempo noi continueremo a parlare del salario minimo, un argomento che loro continuano a sviare parlando di altro”.
Con l’emendamento votato ieri sera, il salario minimo è più lontano?
“Con l’emendamento votato ieri sera non c’è più il salario minimo, non c’è una soglia minima al di sotto della quale bisogna contrattare, non c’è un riferimento ai contratti comparativamente più rappresentativi, ma solo ai contratti più applicati, dunque molto probabilmente è anche un via libera ai contratti pirata. E poi ci sono le gabbie salariali. Insomma, è una delega che va nella direzione totalmente opposta rispetto all’oggetto della nostra proposta”.
Le minacce ai deputati dell’opposizione
“Io sono disposto a stare qui fino a notte, ma anche noi ci riserviamo di intervenire in aula e di descrivere minuziosamente alcune vicende che hanno coinvolto alcuni deputati della commissione lavoro”. Questa la dichiarazione rilasciata nella serata di ieri dal presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto. Parole che hanno scatenato le ire delle opposizioni, che lo hanno accusato di minacciare i parlamentari.
Di chi parla Rizzetto? L’ipotesi più probabile è che faccia riferimento a casi già noti, in primis quello che riguarda la moglie e la suocera del deputato Aboubakar Soumahoro; le due donne sono imputate per evasione fiscale e altri reati contabili in merito alla gestione della coop Karibu. Un altro caso potrebbe essere quello del deputato del Partito Democratico Mauro Laus, che risulta iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Torino per una vicenda che riguarda l’attività della cooperativa Rear, che offre servizi di vigilanza, teleallarme e antincendio; gli inquirenti gli contestano un utilizzo improprio dei proventi derivanti dalle commesse pubbliche. Il terzo caso riguarderebbe il deputato del Movimento Cinque Stelle, Riccardo Tucci, anche lui indagato per frode fiscale.
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Fonte : Today