È arrivato undici anni fa a San Francisco “con un pugno di sogni in tasca, tanta determinazione” e un carico molto speciale: la famiglia. Dalla California sta contribuendo a creare impatto su scala globale, spaziando dall’umanesimo alla scienza, dalla tecnologia fino alla filantropia. Mauro Aprile Zanetti, 49 anni, è il chief business evangelist della scale-up italo-americana, Cloud4Wi.
È stato l’ultimo assistente del leggendario poeta, artista, editore e attivista, Lawrence Ferlinghetti. Ha collaborato allo storytelling pop di uno dei padri-fondatori di Silicon Valley, l’inventore del microchip Federico Faggin. E ora come biografo e stratega della filantropia della mecenate, Maria Manetti Shrem.
“A San Francisco ho inventato il mio mantra come l’avessi trovato su un’antica pergamena: ‘Gratitude Makes Things Happen’ – È la gratitudine che fa accadere le cose, non il contrario. All’America sono grato soprattutto per l’opportunità delle opportunità: permettermi di poter dare, diventando finalmente chi sono. Ho dovuto spostarmi a diecimila chilometri da dove sono nato. È questa la magia della vita: scopriamo di appartenere al mondo uscendo dalla nostra comfort zone; aprendoci al prossimo, diventiamo pienamente mondo; ascoltando il dolore e la gioia degli altri, riusciamo a trasformare le cose.”
Mauro, per tutti MAZ, è un intellettuale siciliano trapiantato in America. In California ha vissuto mille vite, reinventandosi nel più profondo spirito americano. A North Beach, la Little Italy di San Francisco, è considerato “The King” o “The Mayor”: qui tutti lo conoscono, anche gli homeless. Il volontariato è parte essenziale della sua vita in America.
Uomo del Rinascimento, narratore multimediale con un’esperienza di oltre 25 anni nella scena del cinema indipendente (ha curato diversi video per Vinicio Capossela, tra cui il live-drama, Nel niente sotto i sole); ha lavorato ella comunicazione e PR internazionale tra Stati Uniti, Asia e Europa, pubblicando saggi interdisciplinari in diverse lingue. Ha collaborato come consulente con organizzazioni come LVMH, Smithsonian Institution, il Ministero degli Affari Esteri, il festival di tecnologia e imprenditoria Campus Party, City Lights Booksellers and Publishers, Sotheby’s Fine Arts, e Gagosian Art Advisory.
Si appassiona alle lingue da bambino in Sicilia perché sogna di conoscere più culture possibili: le antiche, le moderne e le contemporanee. Completa i suoi studi umanistici all’università di Pisa, specializzandosi in filmmaking con basi di filosofia – il suo maestro è Gilles Deleuze. Dal mondo del cinema, della storia dell’arte, della critica e della letteratura, approda dove si costruisce il futuro prima a New York e poi spingendosi fino all’ultima frontiera, San Francisco, e Silicon Valley.
“Mi dicevano che un intellettuale come me avesse ben poco a che fare a San Francisco, travolta dal vortice della febbre per la tecnologia. Ma io ero venuto per reinventarmi. La storia insegna che non si fa rivoluzione tecnologica senza umanesimo. Nessuno ricorda gli strumenti impiegati per realizzare la cupola di Brunelleschi, il mondo invece l’ammira da 600 anni. Alla fine, non poteva esserci luogo più ideale per me, che questa città con la quantità di cielo pro capite più alta al mondo. Perché a San Francisco, il cielo non è un tetto. Il cielo è un elemento della strada, la penetra come un respiro rivoluzionario per farti meglio sognare. A San Francisco, la lingua di nebbia bianca estiva, che unisce l’azzurro del cielo con il rosso carminio della terra, ne è l’emblema: qui impari a sognare con i piedi ben saldi sulle nuvole. Ecco perché a San Francisco possiamo dire: the sky’s the limit; e oggi più che mai. Non è un caso che tutto lo tsunami di retorica chiamato ‘AI’ veda ancora una volta l’epicentro proprio qui, dove da più di mezzo secolo girano alcuni dei più grandi talenti al mondo.
Arrivato in California, MAZ smette di cercare. “Finalmente, come Picasso con la sua tela, io con la mia nuova città ho solo trovato, anzi sono persino stato trovato e scelto per merito. E così ho capito ancora meglio che siamo parte di una grande energia. Siamo nano-cellule che dal profondo buio dell’oceano spostiamo montagne sulla terra e stelle nel cielo. Nulla accade da soli. È una delle tante cose che ho imparato a San Francisco: tutto accade “con” gli altri. La tecnologia permette cose che nemmeno gli inventori potevano immaginare 30 anni fa; ma la magia è possibile solo grazie alle persone che la guidano e la indirizzano per il bene comune, altrimenti è nulla esponenziale.”
Nato a Scicli in provincia di Ragusa, da ragazzino MAZ ha addosso l’etichetta di underdog come la sua squadra del cuore, “l’Internazionale”. Adora le sfide e superarsi, amante dello sport, sperimentatore, determinato e appassionato di tutto quello che fa “come fosse la prima e l’ultima volta”. Il primo “master” con la vita lo fa durante gli anni del liceo. “Ho frequentato il liceo linguistico JFK di Ispica, a 25 chilometri da Scicli. Nessuno del mio paese era mai andato a studiarci semplicemente perché non c’erano i mezzi di trasporto. Pianificavo andata e ritorno 6 giorni la settimana in autostop. Non sono mai arrivato in ritardo a scuola, a casa sì: tornare è sempre più complesso che andare – chiedetelo a Ulisse. Per cinque anni ho vissuto così: e in quegli anni ho fatto il mio primo grande apprendistato con la vita. Il mio PhD sulle costanti e le varianti della modificazione antropologica, perché ho incontrato il mondo ogni giorno confrontandomi con la diversità a 13 anni. Sono stato messo sotto pressione, ho incassato molti colpi, alcuni pesantissimi, però senza mai arrendermi, e ho imparato a rimettermi in piedi, tornare sempre più flessibile. Il judo mi ha aiutato moltissimo; l’equitazione e la scherma, e il calcio, certamente, che è gioco di squadra, e impari presto che la partita si gioca innanzitutto con i tuoi prima che con gli avversari. Nessuno vince o perde da solo. A Milano, a Roma, in generale in Italia non rientravo nelle categorie. Poi mia moglie, Eva (la mia Beshert) mi ha preso per mano e mi ha portato a San Francisco. And the best is yet to come.“
MAZ gira il mondo facendo speech motivazionali, rivelando a innovatori, creativi e imprenditori che la tecnologia va umanizzata con una visione sostenibile della vita. La filantropia (letteralmente amore per l’umanità) è nel suo Dna da quando era bambino. “Mia mamma, soprattutto in passato, curava le persone ustionate. Mio padre è un ‘aggiusta ossa’. In casa arrivava gente di ogni rango sociale (il dolore rende tutti uguali), che ci portava lacrime come valuta di scambio. Ho imparato senza spiegazioni che lenire il dolore degli altri è curare il mondo. Sono cresciuto nel mondo della cura e della carezza per il prossimo grazie a mia madre e mio padre, che vado a trovare a Scicli anche per poche ore ogni volta che metto piede in Italia. E ora, guardando la terra da qui, ho capito che questa è la mia vera missione. Bisogna crearsi una primavera anche quando è inverno profondo. Non c’è tecnologia che regga in questa impresa, perché dentro una macchina c’è solo buio. Abbiamo bisogno di sentimenti e di emozioni oggi più che mai che la tecnologia sembra governare ogni momento della nostra vita. Che è brevissima. In questa brevità o ti deprimi perché non hai l’eternità o capisci che l’eternità è l’effimero, e devi amare con gratitudine ogni singolo respiro dell’istante. Ma per farlo bisogna tramutarsi, buttare il cuore dall’altra parte e capire che la vita in quanto dono è più nel dare che nel ricevere.”
Fonte : Repubblica