Quanto viviamo e come fare per prolungare la durata della nostra vita? A provare a rispondere a queste due domande, da anni al centro di innumerevoli studi, è stato oggi un team di ricercatori che è riuscito a prevedere la durata massima di vita di ben 348 mammiferi, compresi noi esseri umani, attraverso l’analisi di specifici tag chimici sul dna, noti come marcatori epigenetici, che hanno il compito di aumentare o diminuire l’attività dei geni. Non solo: gli studiosi, infatti, hanno ipotizzato nel loro studio pubblicato sulla rivista peer-review bioRxiv che l’alterazione di questi marcatori potrebbe prolungare la durata massima della vita.
Allungare la vita
Invecchiamento e longevità sono temi su cui la comunità scientifica si sta focalizzando ormai da tempo. E non è la prima volta che gli scienziati tentano di prolungare la durata della vita. Ad esempio, i ricercatori sono riusciti ad allungare la vita di alcuni vermi di circa un terzo, apportando cambiamenti epigenetici. E così come per gli invertebrati, anche per i mammiferi “penso che sia possibile”, afferma al New Scientist l’autore dello studio Steve Horvath di Altos Labs San Diego Institute of Science. “Probabilmente si può cambiare l’epigenoma in un topo in modo che vivrà uno o due anni in più”.
Marcatori epigenetici e metilazione
Molte delle differenze tra le specie non sono dovute a variazioni nei geni, ma al modo in cui questi geni vengono utilizzati, ad esempio quando vengono attivati o disattivati. Un modo in cui i geni vengono regolati è l’aggiunta di marcatori epigenetici al dna. Questi sono una sorta di tag chimici che modificano l’attività genetica senza alterare la sequenza sottostante. Un cambiamento epigenetico comune, per esempio, comporta l’aggiunta di una piccola molecola chiamata gruppo metilico alla lettera C del dna, in un processo noto come metilazione. In tre parole, la metilazione del dna è un meccanismo attraverso il quale le cellule possono controllare l’espressione genica, attivando o disattivando i geni. Per questo, la comunità scientifica si basa su questo meccanismo per determinare quanto velocemente o lentamente operi l’orologio interno sui processi di invecchiamento dei tessuti e degli organi.
Stimare la durata della vita
Nel nuovo studio, quindi, i ricercatori hanno esaminato i modelli di metilazione in 60 diversi tipi di tessuti (15mila campioni totali) di 348 specie di mammiferi. Avendo precedentemente dimostrato che i modelli di metilazione nelle sequenze di dna condivise da tutti i mammiferi possono essere utilizzati per stimare l’età dei singoli animali, il team ha utilizzato l’apprendimento automatico per trovare i modelli di metilazione collegati alla durata massima della vita delle specie in sequenze condivise da tutti i mammiferi. “Se trovi un pezzo di pelle o di coda o qualsiasi altra cosa di una specie di cui non sai nulla e mi dai quel campione, possiamo calcolare la durata massima della vita, il tempo di gestazione e l’età alla maturità sessuale di quella specie”, commenta Horvath.
Anche negli esseri umani
Questi modelli di metilazione, spiegano i ricercatori, variano leggermente da tessuto a tessuto e la durata massima prevista è approssimativa. Il nuovo metodo, inoltre, è meno accurato per gli esseri umani, prevedendo un massimo di circa 98 anni, mentre la persona più longeva del mondo, Jeanne Calment, è arrivata a 122 anni. “Siamo anomali”, commenta Horvath, riferendosi al fatto che i nostri cugini gorilla vivono fino a un massimo di 60 anni. Dalle analisi è emerso anche che le donne (così come le femmine di altre 16 specie) hanno riportato una durata massima della vita più lunga rispetto al sesso maschile. “Complessivamente, i nostri risultati indicano che la durata massima della vita è determinata, almeno in parte, da una firma epigenetica che è una proprietà intrinseca di ciascuna specie ed è diversa dalle firme che si riferiscono alla durata della vita individuale”, conclude l’autore.
Fonte : Wired