Dal Nord Africa alla Sicilia, e da qui su fino all’Austria e alla Germania. In tutto, un tubo lungo 3.330 chilometri che potrebbe garantire il 20% dell’idrogeno di cui l’Europa ha bisogno da qui al 2030. Si chiama SoutH2 Corridor ed è il gasdotto che l’Unione europea ha inserito tra i progetti strategici di interesse comune su cui puntare nei prossimi anni per realizzare il Green deal nel settore energetico e accelerare la decarbonizzazione.
L’idrogeno fa parte integrante di questi obiettivi, e il Nord Africa è considerato un tesoro potenziale da sfruttare per alimentare le imprese del Nord Europa (Nord Italia compreso). Da qui l’esigenza di costruire un corridoio come il SoutH2, che per il nostro Paese rappresenta un pezzo importante del cosiddetto Piano Mattei.
Cos’è il SoutH2
Il SoutH2 è un gasdotto di idrogeno di 3.300 chilometri che collega il Nord Africa, l’Italia, l’Austria e la Germania. Il tratto africano dovrebbe connettere la Sicilia ai gasdotti (già esistenti) che dai giacimenti dell’Algeria arrivano in Tunisia. Questi gasdotti sono stati acquisiti definitivamente da Eni e Snam a inizio anno. E proprio le due multinazionali tricolore sono tra i partner principali del progetto insieme a una ventina di aziende, in particolare austriache e tedesche.
L’idrogeno rinnovabile (quindi realizzato a partire da solare e vento, almeno secondo le premesse) verrebbe in gran parte prodotto in Nord Africa. Da qui, il gas fluirebbe verso la Sicilia per poi raggiungere Taranto (nodo che potrebbe connettersi con i collegamenti energetici dei Balcani), l’Italia settentrionale, Austria e Germania. Secondo le stime del consorzio che sta realizzando l’opera, il progetto dovrebbe riguardare per il 70% la riconversione di infrastrutture già esistenti, cosa che dovrebbe velocizzare i lavori e abbattere i costi.
Se la Commissione europea ha posto come obiettivo per il 2030 che almeno 20 milioni di tonnellate di idrogeno fluiscano nelle reti Ue, il potenziale di produzione di questo gas da parte del Nord Africa (dal Marocco all’Egitto) è stimato in 50 milioni di tonnellate. Il SoutH2 conta di “coprire più del 20% del target di produzione” di idrogeno fissato da Bruxelles, scrive Piero Ercoli di Snam su Rivista Energia. “Si tratta di un’opera capace di fornire una soluzione concreta alle industrie che si trovano in Nord Italia, Austria e Sud della Germania, ad oggi non servite dai piani di sviluppo dell’idrogeno che, grazie alle ampie risorse rinnovabili disponibili soprattutto nel mare del Nord, sono focalizzati sul nord e sul nord-ovest dell’Europa”, dice ancora Ercoli.
Spinta all’idrogeno
Il SoutH2 fa parte della lista dei Pic, i progetti di interesse comune dell’Ue nel campo dell’energia, che viene rinnovata periodicamente dalla Commissione europea. Per la prima volta, la lista (che contiene 166 progetti) prevede proprio infrastrutture relative all’idrogeno e agli elettrolizzatori (in totale sono 65). Altri 85 progetti riguardano l’elettricità, impianti fotovoltaici offshore e reti elettriche intelligenti, molti dei quali dovrebbero essere commissionati tra il 2027 e il 2030. L’elenco comprende anche 14 progetti di rete Co2 in linea con gli obiettivi Ue di creare un mercato per la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Uno di questi è il Callisto, il progetto di stoccaggio della Co2 (tra Francia e Italia). Nella lista anche il collegamento a corrente continua Italia-Corsica-Sardegna (Sacoi 3) e il gasdotto che collega Malta all’Italia.
La novità, come dicevamo, è la spinta sull’idrogeno. Proprio in settimana, Parlamento e Stati membri hanno dato il via libera alla direttiva volta a stabilire norme comuni per i mercati interni dei gas naturali e rinnovabili e dell’idrogeno. Si tratta di uno dei pezzi legislativi cardine per la transizione dal gas naturale all’idrogeno, che mira proprio a promuovere infrastrutture e mercati dedicati all’idrogeno e la pianificazione integrata della rete.
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Fonte : Today