Negli ultimi tempi si parla molto di intelligenza artificiale e di come questa tecnologia ci cambierà la vita. Per il meglio. Tutti gli occhi sono puntati su strumenti come ChatGpt, Bard e Bing, capaci di esprimersi con un linguaggio naturale e di imitare la creatività umana. Di fronte a questa “magia” che sembra uscita da un racconto di Isaac Asimov, tendiamo a dimenticare l’AI che pervade il nostro presente, e che già oggi offre un aiuto notevole all’essere umano.
Mi riferisco agli elettrodomestici intelligenti che ci “girano” intorno, in particolare ai robot aspirapolvere e lavapavimenti che conoscono gli angoli della nostra casa molto meglio di noi, e che grazie all’intelligenza artificiale riconoscono gli oggetti che hanno davanti, li evitano e li aggirano. Mettono in pratica, insomma, le istruzioni che hanno ricevuto dall’uomo. E sulla base di queste, prendono le loro “decisioni”.
Non è così lontano un futuro in cui anche questi robot saranno provvisti di intelligenza artificiale generativa. Un futuro in cui “parleranno” con l’uomo e saranno in grado di assolvere compiti ancora più specifici grazie all’elaborazione del linguaggio naturale. Non avremmo mai pensato di parlare con una bici, in fondo, e invece sul mercato si trovano già oggi i primi modelli con ChatGpt integrata.
È anche vero che ad alcuni robot aspirapolvere e lavapavimenti, in questo momento, manca solo la voce. La personalizzazione e l’automazione di questi elettrodomestici, infatti, ha raggiunto livelli eccellenti. Ai robot, negli ultimi anni, si sono aggiunte le base station, vale a dire le colonnine verticali che permettono all’aspirapolvere di scaricare di volta in volta la polvere raccolta – in un sacchetto contenitore – e (nei modelli più completi) di ricaricarsi d’acqua per la pulizia dei pavimenti successiva.
Rientra in questa categoria il nuovo DreameBot L20 Ultra Complete che ho provato per circa un mese, un robot aspirapolvere che promette di liberare uomini e donne dall’incombenza domestica più ostica: pulire e soprattutto lavare i pavimenti.
Il marchio Dreame appartiene all’azienda cinese Dreame Technology fondata da Yu Hao nel 2017 e specializzata nella produzione di aspirapolvere. I suoi prodotti, recentemente, sono stati presentati a due delle fiere di elettronica di consumo più importanti al mondo: il Ces di Las Vegas e l’IFA di Berlino.
In passato ho provato un altro prodotto di questa azienda, l’aspirapolvere senza fili Dreame T30, e mi avevano colpito tre cose: il design, la potenza di aspirazione e il costo relativamente contenuto rispetto ad altri competitor più blasonati. Mi era sembrata, insomma, una macchina contraddistinta da un ottimo rapporto qualità-prezzo.
Il DreameBot L20 Ultra non si può certo definire un robot aspirapolvere e lavapavimenti dal costo contenuto. Il prezzo di listino, infatti, è di circa 1200 euro.
Ma in questo caso parliamo di un prodotto estremamente completo, che offre tutte le tecnologie più avanzate nel settore della pulizia automatizzata dei pavimenti: una potenza d’aspirazione pari a 7000 Pa, un sistema innovativo che prevede l’estensione dei moci per pulire anche gli angoli e le zone più anguste della casa, l’intelligenza artificiale che permette al robot di riconoscere ed evitare eventuali ostacoli e due potenti luci Led che consentono al dispositivo di muoversi e riconoscere gli ambienti se invitato a pulire nell’oscurità.
Le luci infatti assistono una videocamera, posta nella zona frontale, che serve al robot per individuare in modo ancora più efficace lo sporco. La camera è disabilitata di default e per “accenderla” bisogna dare prima il consenso, un passaggio obbligato – e illustrato in modo molto chiaro sulla app Dreamehome (ne parleremo in seguito) – a protezione della privacy degli utenti. Una volta attivata, il DreameBot L20 teoricamente potrebbe essere anche impiegato per la sorveglianza della casa in nostra assenza. In questo caso il robot si può manovrare attraverso lo smartphone usando una pulsantiera virtuale che compare sul display in sovrimpressione al feed di immagini (criptato) trasmesso dalla macchina.
Il design e i ricambi
Sia la colonnina verticale, sia il robot, danno al tatto una sensazione di estrema robustezza. Nella sua versione bianca – quella che ho avuto in prova, ne esiste un’altra versione grigio scuro – il DreameBot L20 si fa notare per l’eleganza e il minimalismo delle sue forme. È un elettrodomestico bello da vedere, e questo è un punto a favore perché non tutti potrebbero avere modo di “nasconderlo” in una zona della casa non frequentata da ospiti.
La colonnina infatti è abbastanza grande, bisogna pensare bene a dove collocarla prima dell’acquisto: larga 43 cm circa e alta circa 60 cm, è nella sua profondità – circa 50 cm – l’ingombro principale, perché presenta una mini pedana che il robot sfrutta per arrivare al vano inferiore in cui avviene la ricarica e, soprattutto, la pulizia e l’asciugatura dei moci dopo ogni utilizzo.
Sollevando il coperchio superiore della colonnina, si ha accesso a tre vani che contengono la vasca per l’acqua pulita, quella per l’acqua sporca e il detergente per i pavimenti. Quest’ultimo è un prodotto studiato appositamente da Dreame, idoneo alla pulizia di ogni superficie: dal gres porcellanato al parquet. La cartuccia è da 450 ml e sembra durare a lungo: io non ho dovuto sostituirla nel mese di prova, ma molto dipende dalla frequenza dei lavaggi e dall’intensità della pulizia che si imposta. In ogni caso il detergente si può acquistare facilmente su Amazon, dallo store ufficiale di Dreame, a un prezzo di circa 15 euro.
Apro una piccola parentesi, a questo punto, sui ricambi in dotazione. Il prezzo del DreameBot L20 Ultra è importante, ma l’azienda cinese sorprende per la generosità dei pezzi inclusi nel prezzo: le cartucce di detergente sono quattro, i moci sono addirittura diciotto è in più ci sono cinque sacchetti per lo svuotamento automatico della polvere e in tutto tre spazzole, due rulli e due filtri per la pulizia in modalità aspirazione.
Al centro della colonnina, dietro una fascia argentata, c’è il vano che ospita il sacchetto destinati alla raccolta della polvere. Quest’ultimo è monouso: nel momento in cui viene estratto, infatti, si chiude per prevenire l’uscita della polvere e non c’è modo di riutilizzarlo. Attenzione: anche il robot, come tutti gli aspirapolvere autonomi di questo tipo, è dotato di una vaschetta in plastica che raccoglie la polvere a cui si può accedere sollevando il coperchio sferico. Può essere utile svuotarlo quando, per esempio, si usa il DreamBot L20 ultra in una casa a più piani è il robot non può rientrare direttamente alla base a causa delle scale.
Aspirazione e pulizia
Il centro di controllo del DreameBot L20 Ultra è una app davvero ben fatta – si scarica su iOS o Android cercando “Dreamehome” – che permette di collegare in pochi passaggi il robot alla rete wi-fi domestica – partendo dallo scansionamento del qr code che si trova sotto il suo coperchio rotondo – e poi di impostare nei minimi dettagli le operazioni di aspirazione e lavaggio dei pavimenti.
E qui ci si può davvero sbizzarrire, perché il livello di personalizzazione è davvero estremo. Si può scegliere di aspirare soltanto, oppure di effettuare solo il lavaggio, o ancora di aspirare e passare i due moci contemporaneamente (opzione che sconsiglio, perché i moci umidi finiscono per inumidire anche la spazzola chiamata a raccogliere la polvere, anche se dimezza il tempo dedicato alla pulizia) oppure di aspirare prima e lavare solo successivamente.
I moci, che puliscono il pavimento strofinandolo con una delicata rotazione, possono discostarsi leggermente dalla loro allocazione, sotto il robot, per raggiungere anche gli angoli più complessi dove solitamente un robot aspirapolvere di questo tipo, con tutta la buona volontà, non può arrivare. Mi ha colpito il modo in cui i panni rotanti sono riusciti ad arrivare a pochi millimetri da oggetti o mobili o gambe di una sedia, per una pulizia che si avvicina di molto a quella che potrebbe fare un essere umano, con una sola – fondamentale – distinzione: a differenza dell’uomo, il robot non può (ancora) sollevare una scarpa lasciata in disordine sul pavimento, ed è costretto a girare intorno.
Questa considerazione, che può sembrare banale, introduce in realtà un discorso che vale per il DreameBot L20 ultra come per molti altri robot aspirapolvere che puliscono in modo autonomo: per avere il massimo da queste macchine, è consigliabile che il pavimento della nostra casa sia per la maggior parte libero da oggetti o cavi.
La grande rivoluzione del DreamBot L20 Ultra è la possibilità di chiedere al robot di lasciare i moci nella base della colonnina nella prima fase di pulizia in cui è richiesta solo l’aspirazione. Il robot, in seguito, tornerà a prenderli quando dovrà passare al lavaggio del pavimento. In questo modo i panni non si sporcano ulteriormente. Questa funzione, ovviamente, non è disponibile se si decide di effettuare le due operazioni contemporaneamente. In questo caso, se ci sono delle zone che non si prestano all’utilizzo dei moci, questi verranno sollevati di 1,5 cm.
È molto utile, a questo proposito, il fatto che sulla app Dreamehome si possono segnalare i tappeti disseminati in casa, e si può istruire il robot aspirapolvere al riguardo: si può ordinare di evitare semplicemente un tappeto, di alzare i moci e continuare la pulizia con l’aspirazione oppure di tornare alla base, depositare i moci e quindi tornare al tappeto per l’aspirazione.
La base della colonnina, oltre a ospitare i moci quando non servono, viene usata per lavarli in modo automatico, riducendo al minimo l’intervento dell’uomo. Per evitare che si accumuli sporcizia, tuttavia, è consigliabile di tanto in tanto staccare sia i panni sia la base e procedere con una pulizia manuale accurata. Anche l’acqua sporca raccolta nella vaschetta, nella parte superiore della colonnina, andrebbe rimossa almeno ogni due giorni per evitare cattivi odori. La frequenza del lavaggio dei moci e dello svuotamento dell’acqua sporca dipende, ovviamente, dal grado di sporcizia che ha incontrato il robot.
Capitolo a parte per l’asciugatura dei moci, che la app chiama “essiccamento”, che viene effettuata ogni volta che il robot finisce il lavaggio prestabilito. Questa operazione dura all’incirca due ore, con un impercettibile rumore di fondo simile a quello emesso da un forno impostato sulla modalità “ventilato”. È un tempo che mi è sembrato eccessivamente lungo, soprattutto se si è deciso di impiegare il robot per pulire solo una stanza della casa.
È possibile infatti, attraverso la app, chiedere al robot che pulisca tutta la casa, oppure una zona o una camera. Il dispositivo può soddisfare questa richiesta soltanto dopo aver effettuato una mappatura dell’appartamento in cui si trova. L’utente può “lavorare” sulla mappa “disegnata” dal robot specificando dove si trovano tappeti – come abbiamo già detto – ma anche tutta una serie di mobili che si possono piazzare nelle varie stanze.
Il DreameBot L20 Ultra offre cinque modalità di aspirazione: si va dalla meno potente è più silenziosa – che garantisce comunque ottimi risultati – a quella “turbo” e alla “potenza MAX” che conviene usare se su una zona del pavimento si è formato uno strato di sporcizia considerevole: l’ho usata per raccogliere metà pacco di farina che ho fatto cadere deliberatamente e ha fatto un lavoro egregio (il compromesso da accettare è un rumore considerevole è una batteria che si scarica velocemente).
Il lavaggio dei pavimenti
La cosa che ho particolarmente apprezzato del DreamBot L20 Ultra, avendo in casa pavimenti in legno, è stata la possibilità di scegliere addirittura la quantità d’acqua che rilasciano i moci quando devono lavare. Sono stato sempre scettico nei confronti di questi robot aspirapolvere che offrono anche il lavaggio con acqua e detergente proprio perché temevo per l’incolumità del mio parquet. Invece con la app si può scegliere sia il grado di umidità dei panni, da “leggermente asciutti” a “bagnati”, sia il numero di passaggi che il robot è chiamato a fare in una determinata area.
I tempi necessari alla pulizia possono variare sensibilmente a seconda delle impostazioni e dello sporco sul pavimento, ovviamente, ma può essere d’aiuto sapere che – indicativamente – impostando il lavaggio “quotidiano” (che prevede il numero di “passaggi” minore”) il robot impiega circa 10 minuti per lavare 10 mq di pavimento.
La batteria
L’autonomia dichiarata da Dreame della batteria del DreameBto L20 Ultra da 6400 mAh è di 180 minuti nella modalità combo (aspirazione più lavaggio) e 260 minuti se il robot viene usato solo per l’aspirazione o solo per lavare i pavimenti. Nell’uso di tutti i giorni la durata della batteria dipende anche dal grado di pulizia che si intende ottenere, e dunque può variare per un lavaggio quotidiano o intensivo. In ogni caso il robot torna sempre alla base autonomamente poco prima che la batteria si scarichi, per riacquistare le “energie” necessarie a completare la pulizia impostata.
La navigazione
Il robot si muove in casa senza problemi, reagisce in modo intelligente anche a oggetti che si trovano all’improvviso sulla sua strada. Può capitare – devo dire raramente – che perda temporaneamente l’orientamento, intestardendosi in zone in cui non è richiesto il suo operato, ma in generale non ha problemi a muoversi anche in presenza di cavi. E soprattutto è molto preciso quando deve occuparsi di una sola stanza: si muove sicuro verso il punto di partenza, senza mai sbagliare strada. Attraverso la app Dreamhome, inoltre, si possono impostare dei limiti virtuali nel caso in cui volessimo escludere delle zone dalla pulizia quotidiana.
La manutenzione
Le taniche per l’acqua pulita e sporca, entrambe da 4,5 litri, e il grande sacchetto in cartone adibito alla raccolta della polvere contribuiscono a una pulizia del robot in completa autonomia. Il mio consiglio è quello di abilitare le notifiche della app Dreamehome per tenere sotto controllo i cicli di pulizia effettuati, per il resto ci si può dimenticare del robot – e anche dei pavimenti, ovviamente – per lungo tempo.
L’acqua sporca, come detto, andrebbe eliminata frequentemente. L’acqua pulita, invece, è sufficiente – stando al mio test effettuato con lavaggi quasi mai intensivi – per lavare almeno 380 mq senza doverla riempire nuovamente. L’autonomia di acqua dichiarata dal produttore – con il lavaggio più economico in termini di tempo e consumo idrico – è di circa 600 mq.
Cosa ci è piaciuto
La capacità di lavare senza rischi anche le superfici più delicate
La app che permette di personalizzare la pulizia nei minimi dettagli
La potenza di aspirazione
Cosa non ci è piaciuto
Il tempo eccessivo richiesto dall’asciugatura dei moci
La modalità “combo”, meglio tenere separate aspirazione e lavaggio
La pedana della colonnina che occupa ulteriore spazio in casa
Fonte : Repubblica