Beauty e benessere: sei startup italiane cercano di rivoluzionare il settore

Ci sono settori che sono uguali o simili da decine di anni e altri in cui le grandi aziende predominano e sembra che non possano nascere startup competitive. Uno di questi è il mondo della bellezza: pensiamo a parrucchieri, saloni di estetica ma anche al mondo dei prodotti. Da alcuni anni, però, qualcosa di muove e grandi brand, catene affermate e piccole botteghe di lunga data devono fare i conti con nuove realtà e innovazione. Basti pensare che il digitale è entrato prepotentemente all’interno del mondo saloni proprio grazie a una startup, Treatwell, oggi la piattaforma leader in Europa per la prenotazione di trattamenti di bellezza e benessere. Nata a Londra nel 2008, è il marketplace e soluzione software as a service per aziende del settore beauty e wellness. Con Treatwell gli utenti possono prenotare il proprio appuntamento di bellezza in pochi click e a qualunque ora, e i parrucchieri, estetisti e professionisti della cura della persona possono gestire l’attività del salone grazie a un’agenda digitale e a un software gestionale in cloud.

Nel 2022 Treatwell ha aggregato l’italiana Uala: il Gruppo conta oggi più di 800 dipendenti e ha una presenza capillare in 13 Paesi europei dove gestisce circa 100 milioni di appuntamenti ogni anno e fornisce il software gestionale ad oltre 50.000 saloni partner.

Se Treatwell è ormai la realtà consolidata che ha portato il digitale in questo settore, anche in Italia ci sono diverse startup che lo stanno rinnovando. A Londra e negli States gli hair bar, luoghi dove fare shampoo, piega e trattamento sorseggiando un drink sono già diffusi, qui meno. Danilo Gasparrini, già fondatore di Bun Burger, e Vanessa Zani Guasti hanno fondato We are Emma, una catena di negozi di parrucchieri specializzati in lavaggio, trattamenti e piega (no tagli, né colore) che consente di prenotare e disdire online e attivare un servizio ad abbonamento con pieghe illimitate a 89 euro al mese. “La nostra spa per capelli nasce dalla nostra volontà di creare qualcosa che non c’era in un settore, quello dell’haircare, che a differenza dei barbershop, non ha avuto tra i suoi recenti driver l’innovazione tecnologica. Questo aspetto, unitamente all’importanza che la cura dei capelli riveste nell’attuale concetto di benessere, ci ha portati a sviluppare un format identitario in cui l’alta qualità dei servizi offerti fosse direttamente proporzionale alla loro accessibilità, sia in termini economici che di razionalizzazione dei tempi”, ha commentato Danilo Gasparrini. La nuova startup si presenta oggi sul mercato italiano forte di un capitale iniziale di 1 milione e 600 mila euro frutto dell’investimento di un club deal di cui fanno parte nomi importanti dell’imprenditoria nazionale, tra cui Matteo De Brabant, Ceresio Investors, Emanuele Grippo, Filippo Garavatti, Emanuele Visconti, Luca Lazzaroni, Marco Coin e altri. Il primo salone si trova in Brera a Milano.

Ha già 19 negozi in Italia e uno a Seoul Barberino’s, catena di barber shop fondata da Michele Callegari e Niccolò Bencini nel 2015. Il progetto punta a offrire un’esperienza di lusso accessibile, moderna e tecnologica, ma che affonda le sue radici nella storia, nella tradizione e nel Made in Italy. L’idea riprende la tradizione famigliare di uno dei due fondatori: nel 1910 Giovanni Callegari (bisnonno di uno dei founder) lascia l’Italia alla volta degli Stati Uniti, dove inizia a lavorare come barbiere: presto diventa famoso nella comunità internazionale di Boston con il nome “Barberino”.

Barberino’s unisce tradizione a innovazione: nell’app Barberino’s i clienti possono vincere esperienze omaggio e prenotare i servizi di grooming, dal taglio capelli alla rasatura, passando per la regolazione della barba, direttamente dal proprio smartphone.

Il fatturato dell’azienda è passato da un milione di euro nel 2020 a 2,5 milioni nel 2022. La forte crescita è confermata anche dalla apertura di 7 nuovi negozi nel corso del 2022 e dall’ingresso in società, con un investimento di 3 milioni di euro, del Fondo Rilancio Startup gestito da CDP Venture Capital SGR, Francesco Pinto, Chairman e Co-founder di Yamamay, che entra a far parte del board come presidente non operativo e l’ex calciatore Claudio Marchisio, nuovo brand ambassador di Barberino’s.

Le startup della cosmesi

Ci sono poi startup italiane che puntano a rivoluzionare il settore cosmetico. Serum Lab Skincare è una start-up innovativa nel settore cosmetico, con sede in Italia, che si distingue per l’utilizzo esclusivo del siero di latte 100% made in Italy, proveniente dalla filiera del Parmigiano Reggiano, nella sua linea di prodotti.

Secondo il Ceo di Serum Lab, Dario Biglietto, il siero di latte è un elemento con notevoli proprietà benefiche sia per il corpo che per la pelle. Molti settori farmaceutici e cosmetici sfruttano le sue proprietà, ma solitamente sotto forma liofilizzata, il che comporta costi e inquinamento dovuti agli spostamenti su gomma e la perdita di molte proprietà durante il processo di liofilizzazione.

La vera innovazione di Serum Lab sta nel metodo unico ideato per rendere disponibile il siero di latte in forma liquida nei loro prodotti, combinandolo con le più moderne tecnologie di cosmetica naturale. Inoltre, hanno completamente eliminato l’uso dell’acqua di produzione, sostituendola interamente con il siero di latte, garantendo una concentrazione eccezionalmente elevata del siero e riducendo al minimo l’impatto ambientale. Questo approccio innovativo permette di sfruttare la materia prima in modo sostenibile e senza sprechi.

Nasce in Abruzzo Tindora Cosmetics, startup innovativa, fondata da Fiorella Bafile che si è impegnata fin dall’inizio a sostenere la produzione locale di zafferano, adottando sistemi di coltivazione non intensiva e con un forte valore sociale ed etico per promuovere l’occupazione giovanile nel territorio, ancora in fase di ripresa dopo il sisma. La sua linea skincare si avvale delle proprietà antiossidanti e ringiovanenti dei carotenoidi presenti nello zafferano. Si tratta di zafferano dell’Aquila dop, coltivato nell’Altopiano di Navelli. “L’azienda rappresenta anche la bio cosmesi del terzo millennio, mediante l’inclusione di pre e pro-biotici come cardo mariano, enzima Q10, aloe aera ed acido ialuronico. Lo zafferano, in questo caso, ha anche la proprietà di essere veicolante per gli altri ingredienti contenuti nei prodotti della gamma”, commenta la fondatrice.

Sono due farmaciste cosmetologhe ad aver fondato Hormoon, azienda che ha individuato, sulla base di ricerche scientifiche, i principali componenti che ciclicamente sono indispensabili per la pelle durante le fluttuazioni ormonali di mestruazioni, gravidanza, allattamento e menopausa e ha sviluppato una Beauty-Full Routine in base della fase ormonale in cui si trova la donna, rendendo efficace e semplice la cura della pelle.

Non solo creme

Ci sono anche startup di prodotti hardware dedicati alla bellezza. Mimix.life è una startup innovativa fondata da Giada Sbalbi nel 2018 che ha ideato Solo, un peso libero brevettato per la ginnastica facciale che ne migliora l’elasticità e la tonicità della pelle e contrasta la formazione di rughe, riducendo la loro profondità e lunghezza. L’azienda promette che, attraverso un training quotidiano di soli 3 minuti, Solo sia in grado di allenare i muscoli di viso e collo, garantendo risultati visibili già dopo 14 giorni di allenamento. Il workout quotidiano con Solo è gestito da mimix.life app, un coach virtuale scaricabile su Google Play e Apple Store.

Fonte : Repubblica