Le nuove tecnologie ampliano le frontiere delle arti performative: il corpo va oltre il tempo e lo spazio, perde le sue proprietà fisiche e condensa in una essenza multiforme la potenza espressiva dell’artista
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“Durante la pandemia i teatri erano chiusi, non si poteva fare spettacolo, quindi ho cominciato a lavorare su corpi digitali che andavo a inserire in ambiti di Metaverso”. Cora è una coreografa che ha deciso di integrare le nuove tecnologie nelle sue performance. Anche se il pubblico le ha dato il nome di ‘coreografa del Metaverso’, la danzatrice usa anche realtà virtuale, che consente di creare uno spazio digitale simulato; realtà aumentata per introdurre nello spazio elementi che non esistono nel mondo reale; motion capture, una tecnica di analisi dei movimenti con dei sensori.
Creare un nuovo corpo
“Tutto questo nasce in realtà da una mia problematica, si chiama disturbo dismorfico. Da danzatrice non è bellissimo, facilissimo convivere con lo specchio quando hai una alterata visione della tua estetica, del tuo corpo, delle tue proporzioni. Cominciare a poter dare il mio movimento a un corpo che non riconoscevo per forza in Cora, ma che io potevo modellare, scegliere, strutturare sul mio movimento come desideravo, dandogli anche delle caratteristiche non possibili nel mondo come per esempio la non gravità, ha dato completamente un nuovo spaccato. È diventato un processo terapeutico”.
Come si realizza una coreografia con le nuove tecnologie
Sono necessarie circa sessanta ore di lavoro per creare un nuovo corpo. Dopo aver pensato al concept della performarce, si passa alla creazione dell’avatar attraverso una scansione del corpo e la realizzazione della texture. Al gemello digitale vengono date le forme più adatte alla performance, la pelle cambia consistenza, può diventare marmo, ferro, un insieme di luci che si muovono all’unisono. In parallelo, Cora si dedica al lavoro in sala: “Richiede molto tempo perché non si tratta solo di creare la coreografia. Occorre rispettare dei tempi, delle inquadrature, dei movimenti che si possano anche sposare con quelle che sono le tecnologie usate, per registrare tutto coi tempi che la piattaforma dove si va a caricare la performance possa supportare”.
I vantaggi della danza digitale
“Per me dare movimento a quel corpo è dargli l’anima, lasciargli qualcosa di mio, che si veda che è mio, si veda che è umano fondamentalmente”.
Questo processo secondo Cora ha diversi vantaggi. “Mi consente di le performance in ambienti fragili, soprattutto ambienti naturali, parchi dove non potresti montare un palco, mettere un impianto; di performare in luoghi molto lontani senza avere per esempio emissioni o senza spostarmi più di tanto. E soprattutto mi permette di danzare in modi in cui non posso danzare nella realtà, quindi anche senza gravità, con corpi diversi. Posso esplorare un altro modo di esistere nella danza e lasciarla per sempre, di lasciare una traccia che rimarrà là anche quando morirò probabilmente, rimarrà là per sempre per chi la vorrà vedere”.
Il futuro delle arti performative
“Le arti performative hanno la grandissima caratteristica di essere inesauribili perché sono nostre, sono umane” conclude la coreografa del Metaverso. “Se l’essere umano comincia ad avere nuove versioni della sua realtà, nuove versioni di sè, anche le arti performative lo faranno. Credo che le arti performative stiano cercando di diramarsi in nuove forme, che possano raggiungere distanze diverse, sposarsi con quelle che sono le richieste di sostenibilità del periodo, o che possano semplicemente avere una spinta creativa completamente nuova”.
Fonte : Sky Tg24