Negli Stati Uniti l’Argonne national laboratory (Anl) sta sviluppando in collaborazione con Intel un modello di intelligenza artificiale generativa che promette di immagazzinare un’enorme quantità di informazioni per accelerare la ricerca scientifica. Il sistema, chiamato AuroraGPT, sarà addestrato usando oltre mille miliardi di parametri e informazioni provenienti da testi, codici, studi e articoli accademici pubblicati in tutto il mondo.
Che cos’è AuroraGpt
Il processo sarà eseguito Aurora, il supercomputer alimentato dalle gpu Ponte Vecchio di Intel, che garantiscono una potenza di elaborazione di oltre mezzo exaflop (che si traduce in un milione di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo). Il sistema sarà in grado di memorizzare, classificare, analizzare ed elaborare grandi volumi di dati per fornire nel giro di pochi secondi risposte a miliardi di operazioni, riducendo così i tempi della ricerca in modo significativo.
Il progetto attualmente è nelle prime fasi di test hardware, che precedono l’inizio dell’addestramento su larga scala. Una volta completati i vari passaggi, AuroraGPT sarà lanciato online come interfaccia chatbot. Gli scienziati potranno consultarlo per ampliare le loro conoscenze in campi come la biologia, la fisica, la matematica, l’astrologia, l’ingegneria e la tecnologia.
Stando all’Anl, il modello sarà in grado di assistere i ricercatori con l’apprendimento automatico e le attività ad alta intensità di dati, e promette di semplificare le “tradizionali attività di simulazione e modellazione” alla base di migliaia di studi scientifici. Ogi Brkic, vicepresidente e direttore generale di Intel, lo definisce “un modello che la scienza può utilizzare per accelerare la ricerca“.
Opportunità e rischi
Nel 2021, uno studio pubblicato su Nature ha previsto che l’AI potrebbe ridurre il tempo necessario per condurre una ricerca in media del 50 per cento. L’Organizzazione degli stati ibero-americani sottolinea che “consentendo a scienziati e imprenditori di lavorare in modo più efficiente ed efficace, l’intelligenza artificiale sta liberando un potenziale non sfruttato e sta gettando le basi per una nuova ondata di scoperte tecnologiche che cambieranno il mondo come lo conosciamo“.
Ci sono però anche risvolti etici, sociali e normativi che sollevano dei timori sull’uso della tecnologia in campo scientifico. A settembre, un’indagine di Nature ha rivelato che tra le principali preoccupazioni degli scienziati in merito all’AI rientrano la creazione di risultati errati, ricerche non riproducibili e false scoperte.
Esistono alcune proposte normative che tentano di affrontare queste preoccupazioni senza trascurare le potenzialità dei sistemi di AI sul fronte della creazione di valore economico, sociale e scientifico. L’iniziativa più chiara in questo senso è l’AI Act attualmente in discussione nell’Unione europea. Il pacchetto propone di regolamentare lo sviluppo, l’uso e la commercializzazione dei sistemi di intelligenza artificiale in base al loro modello di addestramento, alla potenza di elaborazione, alla portata e all’uso.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.
Fonte : Wired