La morte di una ragazza nella provincia di Čardževskij ha riportato in primo piano il fenomeno della crescita delle interruzioni di gravidanza tra le minorenni che si rivolgono a ostetriche improvvisate. La legge vieta l’aborto dopo la quinta settimana. A volte i genitori si accordano e costringono i figli al matrimonio, altre sono proprio loro a indicare la via clandestina per evitare pettegolezzi.
Ashgabat (AsiaNews) – Come informano i corrispondenti di Khroniki Turkmenistana, sta crescendo notevolmente il problema delle interruzioni di gravidanza tra le minorenni in Turkmenistan. Per il terrore delle reazioni dei genitori e degli adulti, le ragazze cercano ogni possibilità per effettuare aborti clandestini, rivolgendosi a ostetriche improvvisate, senza alcun titolo o istruzione, che solo in casi difficili chiedono consulenze a ginecologi professionali, dietro pagamento in nero.
L’aborto clandestino, operato con medicine o operazioni di dubbia efficacia, costa circa 2500-3000 manat (130-150 dollari al corso del mercato nero), una cifra veramente notevole per giovani turkmeni, e spesso comporta spiacevoli conseguenze per la salute delle ragazze. Nei giorni scorsi, al reparto di neonatologia dell’ospedale di Turkmenabat è stata portata una ragazza in condizioni piuttosto gravi, proveniente dall’unità agricola di Amu Darya, nella provincia di Čardževskij. La polizia ha rilevato che la ragazza aveva smesso di andare a scuola da 12 giorni, perché dopo aver saputo di essere incinta si era recata in città, dove in un bar “verde”, uno di quelli del mercato locale, aveva trovato una negoziante che pratica aborti in casa.
Insieme alle sue aiutanti, la donna aveva cercato di praticare l’aborto nel suo appartamento, ma la gravidanza è apparsa in stato piuttosto avanzato, e la levatrice improvvisata non aveva molta esperienza. La ragazza è stata salvata dai medici in ospedale, ma difficilmente potrà avere figli in futuro. Le gravidanze delle studentesse fin dalle medie inferiori non è una rarità in tutto il Paese, anche se ovviamente non esistono statistiche ufficiali in proposito. Nelle comunità agricole della zona di Amu Darya si è saputo di almeno una decina di casi negli ultimi mesi di quest’anno.
A volte i genitori dei ragazzi interessati si accordano, e costringono i figli al matrimonio, ma spesso sono proprio i genitori delle ragazzine incinte a cercare la soluzione dell’aborto clandestino, per evitare pettegolezzi ed esposizione alla pubblica vergogna. Secondo un’inchiesta di Radio Azatlyk, della questione hanno cominciato a occuparsi anche i rappresentanti delle autorità locali, chiamando i ragazzi delle classi più avanzate e i loro genitori a delle “conversazioni educative”. Agli studenti si ammonisce di astenersi da relazioni sessuali, e ai genitori si chiede di seguire i figli con maggiore severità, occupandosi della loro “educazione morale”.
Nelle scuole turkmene non si tengono lezioni di educazione sessuale, mentre dal 2015 il permesso dell’interruzione di gravidanza è stato ridotto da 12 a 5 settimane. La Federazione internazionale della pianificazione familiare (Ippf) sostiene che la maggior parte delle donne alla quinta settimana non sanno ancora di essere incinte e che questa regola “ristretta” di fatto incoraggia le vie illegali.
Sempre secondo i dati raccolti dall’Ippf, la stragrande maggioranza delle donne turkmene non è nelle condizioni di prendere decisioni autonome su questioni riguardanti la loro salute, tanto più sulla contraccezione e il consenso agli atti sessuali, il che rende la loro condizione sempre più a rischio.
Fonte : Asia