Tra qualche giorno sapremo chi è la Persona dell’Anno secondo la rivista Time, un riconoscimento simbolico ma che da quasi 100 anni ci aiuta a fare i conti con la storia che ci passa davanti. Secondo i siti di scommesse, i favoriti sono Elon Musk e Volodimir Zelensky, che peraltro hanno già vinto nelle ultime due edizioni ed è improbabile facciano il bis.
Penso piuttosto che se i giurati decideranno per prudenza di stare lontani dalla tragedia e dagli eroismi di Gaza, il premio andrà a Sam Altman, considerato il papà di ChatGPT che ha innescato la grande accelerazione dell’intelligenza artificiale. Ma oggi un articolo del New York Times mi ha aiutato a vedere le cose in maniera diversa: la Persona dell’Anno, scrive Peter Coy, è (dovrebbe essere) l’autore di una scoperta scientifica o tecnologica di cui ancora non sappiamo nulla “perché così va il mondo”. E fa l’esempio del transistor: la prima volta che quella parola è finita su un giornale è stato nel 1948 ed era a pagina 46. In fondo a tutto, insomma. Eppure il transistor ha davvero cambiato il mondo.
Lo stesso è accaduto con il primo personal computer, il primo collegamento Internet e con il Web: quando sono stati realizzati a volte i giornali non ne hanno neppure dato notizia e gli inventori li abbiamo premiati molti anni dopo. Come sappiamo, stessa l’intelligenza artificiale non è stata inventata con ChatGPT ma erano decenni che covava nei laboratori di ricerca dove l’approccio che poi ha prevalso, quello di costruire software ispirati al funzionamento del nostro cervello, le reti neurali, era considerato fallimentare. Bene: l’evento nel quale venne dimostrata per la prima volta l’efficacia delle reti neurali è stato un convegno di specialisti di computer vision del 2012. E non si teneva nella Silicon Valley, ma a Firenze. In programma c’era una gara per riconoscere oggetti in un certo numero di immagini, e vinse un team dell’università di Toronto di cui facevano parte Geoff Hinton, il papà delle reti neurali, e Ilya Sutskever, il giovane genio che guida la ricerca scientifica di OpenAI, e quindi di ChatGPT.
Anche quest’anno, insomma, qualcuno avrà scoperto o inventato qualcosa di meraviglioso che migliorerà il mondo: crederci, saperlo, aiuta ad attraversare l’autunno del nostro scontento.
Fonte : Repubblica