Decine di aziende inserite in una “lista nera” per non aver ottemperato alle norme in settori come l’edilizia, l’agricoltura e la pesca. Revocate temporaneamente le licenze ad alcune agenzie di reclutamento. Azione contemporanea alla stretta che ha portato al respingimento di migliaia di birmani che cercavano rifugio e opportunità oltreconfine.
Bangkok (AsiaNews) – Giro di vite del ministero del Lavoro thailandese contro il lavoro immigrato irregolare, ma anche nei confronti di chi lo sfrutta. Sono decine, secondo i dati diffusi oggi, le aziende locali inserite in una apposita “lista nera” per non avere ottemperato alla legge che tutela i lavoratori provenienti da altri Paesi – si calcola siano 4 milioni – in maggioranza di origine birmana.
Per il ministero, sono 126 le imprese con base in Thailandia interessate dal provvedimento insieme a una ventina di agenzie di reclutamento sempre con base nel Paese. Contemporaneamente, le autorità thailandesi hanno revocato temporaneamente, fino a un anno, le licenze per otto agenzie di reclutamento con base in Myanmar, mentre ha cancellato definitivamente la licenza di altre 43 attive in Thailandia.
Sotto la pressione internazionale affinché garantisca diritti e benessere degli immigrati per lavoro – ma anche a fronte di necessità di manodopera in settori cruciali come l’edilizia, l’agricoltura, la pesca e diverse tipologie produttive – il governo di Bangkok ha negli ultimi mesi modificato sensibilmente la sua politica verso gli immigrati. Da un lato ha facilitato l’estensione dei rapporti in atto e reprimendo lo sfruttamento dei lavoratori già presenti, dall’altro arrestando o respingendo migliaia di birmani che cercano opportunità oltreconfine senza disporre dei documenti richiesti necessari anche per la loro tutela legale.
Finora il sistema di ricerca e selezione di cittadini birmani intenzionati ad accedere a un impiego in Thailandia si è avvalso di 150 agenzie autorizzate da Bangkok, con una certa tolleranza verso irregolarità e abusi da parte delle agenzie e dei datori di lavoro. Con la fine della pandemia si è però riproposto con forza il problema di un’accoglienza meno arbitraria e semplificata nelle pratiche per molti stranieri immigrati che erano rimasti bloccati in Thailandia dalla diffusione del Covid-19.
Per questo il 5 luglio scorso il governo aveva esteso i permessi di lavoro per i migranti già registrati fino al 25 febbraio 2025 e imposto la regolarizzazione piena ai datori di lavoro entro 90 giorni. Una scadenza estesa anche ai figli minorenni che vivano con i genitori impiegati in Thailandia, mentre ai figli maggiorenni è concesso di accedere a un impiego se lo desiderino.
Le nuove regole di cui è in corso l’applicazione, concedono ai lavoratori immigrati già in possesso di un contratto per quattro anni e oltre, di estenderne la durata.
Foto: Flickr / ILO Asia Pacific
Fonte : Asia