Ogni anno in Europa, otto milioni di animali vengono utilizzati per la sperimentazione scientifica. Una scelta necessario o sono possibili alternative? Ne parlano a Science, Please – il podcast di scienza e medicina di Sky TG24 – Giuliano Grignaschi, Responsabile Settore Animal Care dell’Università degli Studi di Milano e il Prof. Roberto Sitia medico e docente di Biologia Molecolare all’Università Vita-Salute San Raffaele, autori del libro “Io le patate le bollo vive”
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Se c’è una cosa che la pandemia ha rafforzato è il nostro rapporto con gli animali domestici. Senza scomodare panieri Istat o sondaggi demoscopici, basta vedere la quantita e varietà di negozi per animali spuntati nelle nostre città per comprendere come sia aumentato il numero di cani e gatti che ci fanno compagnia. Eppure quello stesso cane che amiamo come un nostro famigliare, può essere oggetto di ricerca scientifica. Va detto che questo accade raramente, perché gli animali più spesso al centro dell’attività nei laboratori sono i roditori. “Il rapporto con i cani risale a ventimila anni fa come ci racconta Harari in Sapiens, quindi se io proponessi a miei studenti di fare ricerca su di loro, avrei il 100% di obiettori” ricorda a Science, Please il Prof. Sitia tra i fondatori del DIBIT – dipartimento di biotecnologie del San Raffaele.
“La scelta dei roditori è quindi utilitaristica, perche il topolino offre un buon sistema e poi il nostro affetto nei loro confronti è minore rispetto a quello che abbiamo per cani e gatti. Questo lo capisce chiunque”
Benessere da tutelare
Quando una sperimentazione scientifica prevede la presenza di animali, c’è bisogno di qualcuno che garantisca il loro benessere dal cibo, alle cure veterinarie alla pulizia. E’ questo il ruolo di Giuliano Grignaschi, responsabile del settore Animal Care dell’Università degli Studi di Milano. “Per benessere animale si intende il dovere di ridurre al minimo la sofferenza, perché sarebbe sciocco dire che una animale di laboratorio non soffra per niente”, dice Grignaschi. “Gli animali devono essere assistiti 365 giorni all’anno, Ferragosto e Natale compresi”. Un ruolo quello del Dottor Grignaschi previsto dalla Legge italiana che è una delle più rigide a livello mondiale e che ha previsto, secondo quanto riportato anche dal Ministero della Salute, che ogni allevatore, fornitore e utilizzatore costituisca all’interno delle proprie strutture un Organismo Preposto al Benessere degli Animali (OPBA). Sulla sfondo il principio delle 3R: rimpiazzare, ridurre, rifinire che deve guidare sempre l’utilizzo degli animali in qualsiasi tipo di ricerca. Un’indicazione a usarli sempre di più come extrema ratio preferendo le alternative che la tecnologia offre sempre di più fra simulatori e intelligenza artificiale
Una scomoda verità
Ma fare ricerca sugli animali è ancora necessario? Sia Grignaschi che Sitia ribadiscono nella puntata di Science, Please, quanto scritto anche sul libro: purtroppo e dolorosamente, serve ancora. “Il punto cardine è sempre la valutazione danno/beneficio” – afferma il Dott. Grignaschi – ” allora è chiaro che quando si parla di uso di animali in ricerca il danno è evidente mentre è complicato capire quando arriverà il beneficio. Ma il Covid insegna quanto gli studi di 20 anni fa sul Sars-Cov1, in tempi non sospetti abbiano poi portato benefici per trovare in tempi rapidi un vaccino contro il Sars-Cov2″
“Noi cerchiamo sempre di limitare sia per ragioni etiche che economiche l’uso del modello animale” – aggiunge il Prof. Sitia. “Chiunque utilizzi animali quando ha alternative è semplicemente un folle. Ma quando è necessario dobbiamo usarli, perché senno si rischiano catastrofi come con la Talidomide che provocò migliaia di vittime in Europa proprio a causa della mancata sperimentazione.”
Ma da dove nasce il titolo del libro? Per scoprirlo non vi resta che ascoltare la nuova puntata di Science, Please
Fonte : Sky Tg24