Khaby Lame, Ignazio Moser, Giulia Latini, Gabriele Vagnato (il tiktoker che Papa Francesco ha invitato in Vaticano), Samara Tramontana (che intervistammo già nel 2021), Luca Campolunghi (nel 2022 fra i volti della Italian Tech Week di Torino), Sespo, Claus e altri sono solo alcuni dei membri dell’Associazione italiana Content & Digital creators, che può essere considerata una sorta di primo sindacato degli influencer.
L’associazione verrà presentata il prossimo 6 dicembre nella sede dell’Acquario romano di Roma durante l’evento C come Economy, il content creator: un futuro già presente, con l’obiettivo dichiarato di “aprire un dibattito sulla tutela degli interessi e dei diritti di questa nuova categoria professionale”, anche “stabilendo sinergie virtuose con le principali forze politiche al fine di costruire un quadro normativo e legislativo dedicato ai professionisti del comparto creativo digitale”.
Forze politiche che al convegno saranno decisamente parecchio rappresentate: secondo quanto annunciato, sono attesi e interverranno i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, rispettivamente anche ministro alle Infrastrutture e ministro degli Esteri, Andrea Abodi, ministro per lo Sport, e Maurizio Leo, viceministro dell’Economia, forse il più vicino ai temi trattati.
Con loro, divisi in 5 panel che cercheranno di illustrare il settore del cosiddetto influencer marketing, ci saranno docenti, ricercatori ed economisti che parleranno di un mondo che in Italia dà lavoro a circa 3-400mila persone e che anche muove parecchi soldi: se nel 2021 (in crescita del 15% sull’anno precedente) aveva raggiunto volumi di circa 280 milioni di euro in Italia, nel 2022 ha toccato i 308 milioni (+10%) e quest’anno è previsto in ulteriore crescita.
Che piaccia o meno, insomma, quello dell’influencer è un lavoro a tutti gli effetti e l’evento di presentazione dell’AiCdc sarà anche l’occasione per annunciare la nascita del primo osservatorio di settore e per concentrarsi sulla dimensione etica e morale della professione, con l’obiettivo di “fornire una risposta chiara ai casi di cyberbullismo ed hate speech nel segno dell’inclusione e del rispetto”.
Fonte : Repubblica