La sindaca di Parigi lascia X: “È diventato una fogna, regno di disinformazione e negazionismo”

“Questo mezzo di comunicazione è diventato un’immensa fogna globale”. E ancora: “Questa piattaforma e il suo proprietario agiscono deliberatamente per esacerbare tensioni e conflitti. Stanno ostacolando di proposito le informazioni necessarie per realizzare la transizione ecologica ed energetica di cui abbiamo bisogno”. Anne Hidalgo ha scritto un ultimo post su X per comuncare ai suoi 1,5 milioni di seguaci che dirà addio al social. Sindaco di Parigi dal 2014, socialista, Hidalgo si è iscritta al social – che nel suo post continua a chiamare Twitter – nel 2009. Non cita mai Elon Musk, ma le sue parole sono un’accusa diretta ai cambiamenti impressi al social dal suo nuovo proprietario unico, che ha sborsato un anno fa 44 miliardi di dollari per liquidare vecchia proprietà e direzione.

Uno sfogo. Con parole dure nei confronti di quello che a suo avviso è diventato uno spazio pubblico dove i fatti sono diventati irrilevanti e tutto è un frullatore di “Manipolazione, disinformazione, casse di risonanza all’odio, molestie organizzate, antisemitismo e razzismo comprovato, gruppi che attaccano scienziati, climatologi, donne, ecologisti, progressisti e tutti coloro che con buona volontà vogliono un dibattito politico sereno e pacifico in un mondo sempre più complesso. L’elenco degli abusi è infinito”, scrive Hidalgo.

Hidalgo accusa: “Basta. Oggi polemiche e manipolazioni regnano sovrane su X”

Non è una defezione da poco. Hidalgo in oltre 10 anni di carica come sindaco di Parigi ha fatto della tutela dell’ambiente e della qualità della vita urbana il suo cavallo di battaglia. Quello per cui i parigini l’hanno premiata ancora. Su Twitter negli anni ha contribuito a creare il suo consenso. Ma Twitter non sono le urne. E sul social negli ultimi Hidalgo aver ricevuto critiche durissime per la sua politica di chiusura delle strade al traffico, incentivo alle biciclette e piani per limitare la velocità sulle strade a scorrimento veloce che circondano la capitale francese.

“Oggi polemiche, voci e manipolazioni grossolane dettano il dibattito pubblico, spinte dall’algoritmo di Twitter, dove l’unica cosa che conta è il numero di ‘mi piace’. I fatti non contano”, ha scritto. E ancora: X oggi favorirebbe “la retorica scettica sul clima, promossa dagli interessi dei combustibili fossili e della predazione illimitata del pianeta. Possiamo continuare a negare, sfatare e spiegare, ma il rumore generato da una notizia falsa supererà sempre di gran lunga l’eco di una verità fondata”.

Unica soluzione? Lasciare la piattaforma. Dove evidentemente per il sindaco di Parigi non ha senso restare per cercare di costruire un dibattito diverso. O costruire un discorso che possa essere aderente ai fatti. Senza moderazione dei contenuti né filtri ai post, di X/Twitter non resta che “la fogna globale” sferzata da Hidalgo. Alla fine un invito ai suoi seguaci: “Fate la stessa cosa. Abbiamo più che mai bisogno di mantenere viva la democrazia reale, quella dei consigli comunali, delle assemblee dei cittadini, delle votazioni, delle conferenze e delle riunioni. Tanti luoghi fisici ad altezza d’uomo dove possiamo vederci, discutere, costruire insieme e semplicemente vivere insieme”.

 

Le polemiche su X da quando Elon Musk è diventato proprietario

È un fatto che il clima su X sia cambiato nell’ultimo anno. Musk ha licenziato l’80% degli ex dipendenti e ridotto all’osso il team che moderava i contenuti. La piattaforma è stata d’improvviso invasa da post violenti, a volte negazionisti, a volte anti semiti. Alcuni di questi, denunciati dall’associazione americana Media Matters, hanno aziende come Ibm e Apple a fermare le proprie pubblicità sul social. Il valore del social intanto, stando a quanto emerso sulle principali testate americane, a causa della fuga degli inserzionisti – motivata o meno che fosse – sarebbe crollato nell’ultimo anno del 56% a 19 miliardi. 25 in meno rispetto a quanto sborsato da Musk. 

Musk di contro ha fatto causa a Media Matters, accusandola di voler sabotare l’azienda con report faziosi. L’imprenditore ha provato a difendere sé stesso (si è reso autore di un sostegno convinto a un tweet antisemita) e la sua piattaforma dall’accusa di essere un ritrovo di neonazisti. La sua visita in Israele, con visita ai Kibbutz assaltati da Hamas fianco a fianco al premier israeliano, Benjamin Netanyahu. Un segnale non da poco.

Fonte : Repubblica